INCHIESTA “HOSPICE”, LA PALLA DIFESA

I precedenti in materia devono necessariamente indurre alla cautela. Per il momento le prove fornite dall’accusa, l’impianto accusatorio redatto dalla Procura sulla base delle indagini accurate e scrupolose condotte dai carabinieri, non lascerebbero spazio a dubbi. Ma è solo una parte dell’inchiesta deflagrata nella giornata di ieri dopo mesi e mesi di indagini, ora la palla passa alle difese, ci sarà da ascoltare la controparte, le versioni degli indagati per poi arrivare ad un giudizio. Messa così, come è stata presentata, l’inchiesta sui fatti registrati all’Hospice “Il Giardino dei Girasoli” di Eboli inchioda tutti, medici e infermieri. Messa così, come è stata raccontata ieri dalla Procura, la colpevolezza del dottor Morte che ha somministrato ad un paziente malato di cancro terminale una dose eccessiva di Midazolam che ne avrebbe poi determinato il decesso non fa una piega è tutto fin troppo chiaro. Nell’immaginario collettivo è stata già scritta la sentenza di condanna. Ma quella che oggi si commenta, si legge è la versione dell’accusa, bisognerà ascoltare la controparte, prendere atto anche delle motivazioni della difesa dopodichè ci sarà un giudice chiamato a decidere in serenità. Ma come dicevamo nel voluminoso faldone predisposto dalla Procura non c’è solo il caso del giovane malato di cancro morto prematuramente. L’inchiesta della Procura salernitana ha svelato infatti anche altre condotte illecite portando alla sospensione dalla professione per dodici mesi di 10 dipendenti dell’Asl di Salerno (tre dirigenti medici, tre infermieri professionali, tre operatrici addette all’assistenza dei pazienti e un agente tecnico). Tutti sono accusati a vario titolo di truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, peculato, falso e cessione di farmaci a effetto stupefacente. Furbetti del cartellino che avevanno anche il vizietto di approvvigionarsi di farmaci costosissime da utilizzare per scopi private. Anche in questo caso, per come è stata presentata, la tesi dell’accusa non fa una piega, arriva diritta al cuore della collettività. Occhio, però, ai tanti precedenti in materia, ad esempio alla maxi inchiesta sui furbetti del cartellini registrata al Ruggi d’Aragona. Anche in quel caso le sentenze vennero scritte prima del tempo per poi essere smentite, in buona parte, dal Tribunale quello vero, non quello del popolo.

Autore dell'articolo: Marcello Festa