Il Palermo sbanca l’Arechi, come era prevedibile, infliggendo la quinta sconfitta interna della gestione Colantuono ad una Salernitana in formazione inedita e con un tocco di gioventù fatto in casa (Gaeta titolare, Novella subentrato ma sarà vera gloria solo se questi ed altri giovani troveranno e meriteranno spazio in futuro quando le partite saranno vere e non giocate nel clima di fine stagione), ma come spesso accaduto in questa stagione terminata, per fortuna, senza danni eccessivi, spuntata ed inoffensiva. Per la quattordicesima volta in campionato, infatti, la squadra granata non è stata capace di andare in gol, in pratica una volta ogni tre partite la Salernitana è rimasta all’asciutto e gran parte degli zero alla voce gol segnati è giunta dopo il cambio in panchina ed è anche la diretta conseguenza di un mercato invernale che non ha aggiunto ma, semmai, ha tolto incisività e pericolosità alla prima linea granata. Il materiale per una riflessione ampia, profonda e, per il bene supremo, cioè far sì che la Salernitana possa sempre migliorare, anche e soprattutto onesta e spassionata non manca. La Salernitana ha chiuso con 51 punti in classifica, bottino inferiore a quello della passata stagione in cui anche grazie al rendimento super in una porzione di campionato di Gomis, Busellato e Coda, la squadra di Bollini era passata dall’incubo retrocessione al sogno playoff. Quest’anno non si è mai sconfinato nell’incubo, ma non si è neanche mai accarezzato il sogno. Insomma, tutto all’insegna della più insipida mediocrità, con il placet della proprietà e con la regia del direttore sportivo che ha costruito male la squadra ad agosto e l’ha ritoccata peggio. In tutto questo Colantuono s’è allineato, esternando a piccole dosi un po’ di insofferenza e malcontento per un mercato invernale senza acuti e dimostrando grande onestà e signorilità nel rimettere il suo mandato dopo la sconfitta interna col Parma, che in tre anni è passato dalla D alla A, ed incassando una nuova e più forte fiducia che, si spera, si traduca ora in un mercato oculato, intelligente, razionale perché non è tanto la ricorrenza del centenario a dover essere onorata, ma è la Salernitana in sé, per ciò che rappresenta per i suoi tifosi, a meritare un impegno ed una volontà di più alto profilo. E chiudere con una sconfitta, al di là dei valori tecnici e delle motivazioni diverse che avevano ieri le due squadre, non è mai bello. O no?
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