LA STATUETTA DEL PREMIO CHARLOT NEL MUSEO DI GINEVRA

La statuetta di ceramica del Premio Charlot di Salerno trova spazio nel museo interamente dedicato a Charlie Chaplin nato dopo piu’ di un anno fa in Svizzera, sulle sponde del lago di Ginevra, il primo museo al mondo interamente dedicato a Charlot. Il patron della rassegna dedicata alla ricerca di giovani talenti della comicità e a premiare le eccellenze italiane del mondo del
teatro, del cinema, della televisione Claudio Tortora è volato a Ginevra dove ad attenderlo c’era Eugene Chaplin, figlio del grande Charlie. Con lui, Tortora, si è recato prima sulla tomba del “Vagabondo” per un momento di preghiera e poi nell’ex residenza di Charlie Chaplin ora divenuta Museo, per donare la statuetta di ceramica del Premio Charlot, quella che ogni estate viene consegnata come Premio ai vincitori.
La trentesima edizione del Premio Charlot, è iniziata con un importante riconoscimento, sicuramente il più importante ricevuto in questi tre decenni, ha dichiarato ai nostri microfoni l’ideatore e il curatore della manifestazione Claudio Tortora: “E’ stato un momento di grande soddisfazione. – ha commentato Tortora – L’accoglienza ricevuta dalla famiglia Chaplin è stata straordinaria. Un riconoscimento, questo che abbiamo avuto, che premia più di tutto un cammino di trent’anni. Una grande organizzazione quella del Museo. Un vero esempio di come si tutela e si promuove un’immagine internazionale, come quella di Chaplin. Esorbitante il numero di visitatori da tutto il mondo. In questo l’Italia ha tantissimo da imparare perché di storie da raccontare, di personaggi, ma ancor più di beni architettonici, musei, monumenti e quant’altro, noi ne abbiamo tantissimi. Se chi è addetto alla promozione di tutto questo, decidesse di andare a vedere come si fa, Vevey vicino a Ginevra, non è poi tanto distante. Trent’anni di Premio Charlot sono ora nel museo di Charlie Chaplin, ma ancor più in quella che era la sua casa ora diventata museo, il castello di Manoir de Ban sur Corsier come si fa a non emozionarsi?”

Autore dell'articolo: Barbara Albero