LE INDAGINI: CACCIA AL COMPUTER DI MASTURSI

Tutto è cominciato lunedì 19 ottobre. Mentre il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, è a Milano, alla guida della delegazione della Campania all’Expo per presentare i prodotti alimentari del «sistema Campania» e spiegare al mondo intero che cosa è stato fatto per rendere sicuri i prodotti della regione una pattuglia della Squadra Mobile di Napoli è a Salerno a casa di Nello Mastursi, capo della segreteria del presidente della Regione. La polizia ha le idee chiare, cerca il telefonino, il computer, l’agenda, alcuni documenti. Frugano in ogni angolo della casa alla ricerca di un computer che non trovano e per questo chiedono a Mastursi di mettersi in auto con loro e di andare insieme a Napoli, in Regione, per continuare la perquisizione anche lì. Di tutto questo De Luca non ne sarà mai informato. Ma cosa cercavano, e cercano ancora, i poliziotti? La vicenda è ormai nota per quanto ancora poco chiara nei suoi contorni. De Luca, nella conferenza stampa di questa mattina, ha dato la sua versione dei fatti, ha ribadito la sua completa e totale estraneità ai fatti emersi., Ma quali sono i fatti? La vicenda è alquanto raccapricciante e tira in ballo un magistrato, il giudice Scognamiglio – relatrice e componente della prima sezione del tribunale civile di Napoli – che, stando le indiscrezioni trapelate da Roma dove le indagini sono partite, avrebbe – da chiarire se in maniera diretta o indiretta – fatto pressioni affinchè il marito, l’avvocato Guglielmo Manna, venisse nominato manager in un’ASL. La sentenza al centro dell’inchiesta romana è quella con la quale la prima sezione civile del Tribunale di Napoli di cui la Scognamiglio era relatrice e componente, confermò, lo scorso 22 luglio, quanto già deciso dal giudice monocratico Gabriele Cioffi, che aveva congelato la sospensione di De Luca dalla carica di Governatore che era stata disposta con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in base alla legge Severino. La sospensione era relativa a una condanna a un anno di reclusione per abuso di ufficio inflitta a De Luca quando era sindaco di Salerno. Il collegio aveva accolto il ricorso presentato dai legali di De Luca e aveva inviato gli atti alla Corte Costituzionale sospendendo il procedimento sul merito fino a quando la Consulta non si sarà pronunciata sui presunti profili di incostituzionalità ravvisati nella legge Severino.

Autore dell'articolo: Marcello Festa