LEGAMBIENTE, SOS CONTRO IL CEMENTO SELVAGGIO

Campania deturpata dal cemento ha una partita tutta da giocare: salvare le sue coste. Legambiente lancia l’allarme: dal 1985, anno della Legge Galasso, sono stati cancellati dal cemento circa 29 km di litorale, .Ciò che è avvenuto- denuncia Legambiente- negli ultimi decenni tra Agropoli e Salerno ha provocato danni irreparabili su un paesaggio costiero di immenso valore. SENZA dimenticare l’ incidenza del cemento illegale che vede in Campania negli ultimi dieci anni la realizzazione di circa 60 mila case abusive per un totale di circa nove milioni di mq di superficie abusiva. Una valanga di cemento che ha asfaltato il suolo della nostra regione. “ Il tema del consumo di suolo deve essere messo al centro del dibattito politico della nuova giunta regionale. B e -il tema della tutela diventa centrale: complessivamente il 30% delle aree costiere campane è all’interno di aree protette e quindi sottoposto a vincoli di salvaguardia, almeno in teoria, nella pratica infatti, anche in queste zone sono avvenute in questi anni diverse trasformazioni edilizie. Sono diversi gli ambiti costieri a rischio, come tra Caprioli e Marina di Ascea, tra Marina di Casal Velino e Acciaroli, tra Agropoli e Torre Piacentina o a, solo per citarne alcuni. Su queste aree, occorrerà nel prossimo futuro fermare in ogni modo ogni ulteriore avanzamento del cemento per tutelare i paesaggi agricoli e naturali in tutta la regione e difendere le coste da fenomeni connessi al consumo di suolo quali il dissesto idrogeologico e l’erosione costiera.“Con il silenzio/assenso della Legge Madia i rischi per le coste italiane aumenteranno. Se molte minacce per il paesaggio costiero si sono attualizzate all’interno di un quadro normativo che prevedeva piani regionali e vincoli di edificabilità, come quelli introdotti dalla Legge Galasso, è facile immaginare cosa potrà succedere in assenza di una riorganizzazione e di un rafforzamento degli uffici preposti alla gestione dei vincoli – ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Per questo occorre cambiare le regole di tutela, che si sono rivelate del tutto inadeguate a salvaguardare i paesaggi costieri dalla pressione edilizia, e istituire un sistema di controlli adeguati e di condivisione delle informazione tra i Ministeri dei beni culturali e dell’ambiente, Regioni e Soprintendenze, Comuni e forze di polizia. Occorre poi completare la pianificazione paesaggistica, perché oggi solo Puglia, Sardegna e Toscana lo hanno fatto introducendo chiare indicazioni di tutela, attraverso un’intesa con il Ministero dei Beni culturali. La Legge Madia deve essere cambiata proprio in questa direzione, prevedendo il silenzio assenso solo per le Regioni nelle quali sono in vigore dei piani paesaggistici, perché in queste realtà è chiaro cosa si può realizzare e cosa no. E’ urgente poi fissare, attraverso meccanismi di sanzione e premialità, un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere ancora libere per una distanza di almeno 1 chilometro dal mare, nelle Regioni senza piani paesaggistici”.

Autore dell'articolo: Marcello Festa