LO SPORT SI INTERROGA E SI DIVIDE SULLA POSSIBILE RIPARTENZA

Il rugby ha già deciso: la stagione della palla ovale è finita. L’emergenza coronavirus non dà certezze e la federazione, nonostante i mugugni di chi era in testa al campionato, ha ritenuto opportuno fermare definitivamente l’attività. Uno stop senza tentennamenti è giunto anche dal basket che ha deciso di archiviare la stagione per quanto concerne i campionati dalla C a scendere. La Lega B ha a sua volta richiesto di estendere il provvedimento anche al campionato di sua competenza. Serie A ed A2 si stanno interrogando a loro volta e l’ipotesi di tappare il canestro in attesa di tempi migliori non è scartata neanche in questo caso. Il calcio resta in sospeso tra l’allarme dei club di massima serie, che hanno paventato il rischio di un’implosione del sistema, e quello della Lega Dilettanti che ha parlato di un concreto rischio estinzione per almeno un terzo delle società. La ripresa, però, pare oggettivamente difficile, perchè non si possono prevedere tempi certi circa l’arretramento del contagio. Inoltre, si devono calcolare i rischi per la salute dei calciatori che dovrebbero comunque viaggiare e giocare anche in aree in cui l’epidemia è stata durissima. Ed un nuovo caso di positività di un atleta imporrebbe un nuovo e definitivo stop rendendo vano anche il tentativo di salvare in extremis la stagione. Ed ancora. Tornare in campo, ci si chiede, avrebbe senso a porte chiuse ed in un clima di lutto nazionale, tanto più che gli ultras dell’Atalanta hanno chiesto al presidente orobico di non tornare in campo, applauditi per questo loro gesto da altre tifoserie, alcune delle quali avrebbero chiesto ai presidenti delle proprie squadre di fare altrettanto, neutralizzando in pratica la stagione. Un tema delicato su cui il presidente della Federcalcio si è espresso in maniera chiara: bisognerà fare di tutto per assegnare lo scudetto e portare a termine i campionati. Un auspicio, nulla di più per ora. E se da un lato la ripresa dei campionati darebbe un segnale di ritorno alla normalità, dall’altro è pur vero che giocare laddove si sono contate decine, centinaia, anzi migliaia di lutti potrebbe essere una forzatura secondo molti. Un dibattito, questo, che diventerà attuale solo se e quando l’emergenza sarà rientrata.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto