MAXI CONFISCA DI BENI E ASSETTI SOCIETARI NEI CONFRONTI DI SQUECCO –

16 milioni di euro. A tanto ammonta il valore dei beni e assetti societari confiscati all’imprenditore di Capaccio Paestum Roberto Squecco , di 55 anni, disposto dal Tribunale di Salerno su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, Direzione Distrettuale Antimafia.

Il provvedimento è stato eseguito, nei giorni scorsi, dalla Divisione Anticrimine della Questura di Salerno e dal Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

Nei confronti dell’imprenditore, già condannato anche per reati commessi per favorire il clan «Marandino», nello scorso mese di gennaio è stata eseguita, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di intestazione fittizia di beni, peculato, interruzione di pubblico servizio, favoreggiamento personale, emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio ed altro, unitamente ad altri 10 indagati.

Per la prima volta in Italia è stata attivata – grazie alle indagini della Polizia di Stato – la proceduta introdotta dal Regolamento Europeo 2018/1805, entrato in vigore a Dicembre 2020, concernente il riconoscimento reciproco del provvedimento di congelamento e di confisca dei beni, in questo caso eseguito in Romania”.

Il Tribunale ha disposto la confisca di una società con sede in Italia, 2 associazioni di soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni siti in Capaccio – Paestum, 1 terreno sito a Zimbor – Romania, per un valore complessivo stimato di circa 16 milioni euro applicando anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di tre anni.

In particolare, il Tribunale di Salerno ha riconosciuto nei confronti di Squecco manifestazioni di pericolosità sociale sia “qualificata” – in quanto indiziato di appartenere alle associazioni di cui all’art. 416 bis c.p. (nello specifico al clan Marandino) e del delitto di cui all’art. 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) – che “generica”, in quanto soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose; ha evidenziato, altresì, che lo Squecco è da considerare soggetto socialmente pericoloso sin dalla seconda metà degli anni ’90.

Risalgono a quel periodo, infatti, le denunce per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, nonché le operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei ereditari delle società amministrate, formalmente o di fatto e poi dichiarate fallite. Condotte quest’ultime per le quali Squecco ha accumulato un ingente capitale illecito, di oltre 3 milioni di curo, successivamente reinvestito in diversi settori imprenditoriali, e per le quali ha riportato due condanne per bancarotta fraudolenta. Il provvedimento, inoltre, ha evidenziato, che negli anni 2012-2014, l’imprenditore capaccese ha manifestato anche una pericolosità sociale di tipo qualificato, derivante dall’appartenenza al clan camorristico Marandino; infatti, nel 2014 è stato tratto in arresto per partecipazione ad associazione di stampo camorristica facente capo a Giovanni Marandino, ex boss della Nuova Camorra Organizzata, e tentata estorsione aggravata, e successivamente condannata per tali fatti. 

Il Tribunale, si è poi soffermato sulle risultante delle più recenti indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Salerno e svolte dalla Squadra Mobile d Salerno, che hanno determinato l’esecuzione delle richiamate misure cautelari personali. Viene rimarcato, come Io Squecco, nonostante i numerosi e incisivi provvedimenti giudiziari ed amministrativi, quali provvedimenti di interdittiva antimafia riguardanti la sua persona e le sue atti viti economiche, noi abbia mutato la propria condotta, reiterando gli stessi illeciti.

Il nuovo filone di indagini su Squecco si era stato aperto dopo il carosello delle ambulanze del giugno 2019 a Capaccio Paestum per festeggiare l’elezione del sindaco Franco Alfieri. Gli investigatori hanno avuto modo di appurare che Roberto Squecco, anche grazie al reinvestimento dei proventi di reati tributari, ha, di fatto, continuato a mantenere il monopolio nei servizi delle onoranze funebri e del pubblico soccorso nei comuni di Agropoli, Acerno e Capaccio Paestum, attraverso la creazione di nuove associazioni e società intestate a prestanome ovvero infiltrandosi in imprese di terzi già attive, in modo da sfruttare, in maniera occulta, mezzi e licenze altrui, conseguendo un notevole arricchimento; sotto tale profilo viene stigmatizzato, altresì, il complesso sistema di fatturazione per operazioni inesistenti, realizzato dal predetto, attraverso società cartiere operanti nel settore sanitario, che ha fruttato, solo nel periodo 2017/2019, introiti per circa 1 milione di curo, successivamente riciclati nelle casse delle onlus riferibili allo Squecco e distratti per finalità personali o per creare provviste di denaro contante. 

Autore dell'articolo: Redazione