NO LOCKDOWN. SCONTRI A NAPOLI VS DE LUCA. PROTESTE A SALERNO –

Le due facce della stessa protesta, con matrici evidentemente diverse. A Napoli, una manifestazione degenerata in rivolta con l’assalto di un migliaio di manifestanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania. A Salerno e Cava de’ Tirreni, come anche a Nocera ed Eboli prese di posizioni altrettanto forti, ferme, determinate, ma senza scontri. A scatenare il tutto le
dichiarazioni del governatore Vincenzo De Luca di voler attuare un nuovo lockdown, dopo il coprifuoco annunciato e messo in atto proprio a partire da ieri. L’ipotesi di una nuova chiusura totale ha mandato in tilt categorie di commercianti, tra cui ristoratori e titolari di attività ricettive che temono letteralmente di soffocare sotto la stretta anticovid paventata da De Luca.

Il tutto è partito dai giovani studenti universitari della Federico II di Napoli che si sono dati appuntamento ieri sera a Largo San Giovanni Maggiore e sul lungomare di Mergellina per protestare fino al mattino. Il tam tam dei social è stato un’arma a doppio taglio. Da un lato ha permesso di allargarsi a macchia d’olio in tutta la regione, con Salerno e Cava che hanno raccolto l’invito. Dall’altro ha favorito, purtroppo proprio a Napoli, infiltrazioni camorristiche e di frange oltranziste dell’estrema destra che hanno cavalcato l’onda del malcontento per scatenare un putiferio nel capoluogo partenopeo. Momenti di fortissima tensione alle spalle della sede della Regione Campania con lanci di bombe carta e fumogeni verso le forze dell’ordine, colpendo anche una camionetta dei carabinieri. I manifestanti hanno cominciato a correre verso la sede della Regione, e contro di loro c’è stato un fitto lancio di lacrimogeni della polizia.  Una troupe di Sky è stata aggredita dai facinorosi, l’auto dei colleghi di Canale 21 distrutta ed altri giornalisti malmenati e minacciati.

Anche a Salerno e provincia sono scese in piazza per manifestare contro le restrizioni paventate dal governatore. «De Luca vattene», “Libertà, libertà”, “Meglio chiudere adesso e sperare di salvare il Natale, ma stavolta devono garantirci ristori reali” alcuni degli slogan urlati dai manifestanti sfilati a Piazza Amendola con dei lumini che rievocavano la morte delle imprese poi sono stati lasciati a terra, disegnando una croce.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta