A distanza di tre giorni dalla strage di cani uccisi con polpette contenenti veleno, a San Cipriano Picentino, denunciata dal comitato spontaneo “Uniti per Chicca”, lo stesso gesto criminale si ripete in provincia di Salerno. Vittime innocenti, stavolta, gatti di colonie regolarmente registrate in costiera amalfitana. Prima a Scala, nei borghi da Pontone a Santa Caterina, poi a Positano, nelle campagne della frazione Montepertuso, dove gatti privi di vita sono stati trovati con chiari sintomi di avvelenamento. A confermarlo, i veterinari a cui i tutori della colonia felina si sono rivolti per l’analisi delle sostanze ingerite prima della morte. I volontari positanesi dichiarano che, nel giro di quattro anni, almeno quindici gatti sono morti tra atroci sofferenze per mano dell’uomo; ad uno di questi, prima di morire avvelenato, hanno anche sparato con un fucile da caccia portandogli via un occhio. È una storia che tristemente si ripete ovunque: decine di casi ogni settimana accomunano l’Italia, da nord a sud. Molteplici sono i motivi, il più comune dei quali è spesso l’incomprensibile intolleranza del vicinato, ma nessuno può essere valido per compiere un gesto così infame e subdolo. L’Ordinanza ministeriale “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale a luglio 2016, prevede una serie di obblighi: il proprietario di un animale avvelenato deve segnalare il caso alle autorità tramite il veterinario che verifica il sospetto avvelenamento; allo stesso tempo, il veterinario ha l’obbligo di segnalare il caso al Sindaco e al Servizio Veterinario della ASL e deve inviare la carcassa all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente; quest’ultimo esegue la necroscopia ed effettua gli esami tossicologici; in caso di conferma di sospetto avvelenamento, l’Istituto lo comunica al Sindaco, alla Procura e alla ASL; il Sindaco deve immediatamente provvedere alla bonifica dell’area in cui sono stati rinvenuti i bocconi avvelenati, apporre cartelli indicanti il pericolo, intensificare i controlli ed aprire un’indagine. Quando tutti fanno la loro parte, è possibile perfino individuarne il responsabile. Ed è questo quello a cui auspicano la parte sensibile e responsabile della popolazione positanese, i volontari animalisti ed i referenti del comitato “Uniti per Chicca”, rivolgendosi al primo cittadino Michele De Lucia affinché si attivi dando disposizioni alla locale Azienda Sanitaria ed alla Polizia Municipale di indagare sul fenomeno e, contestualmente, avvertendo i suoi concittadini del rischio e ricordando loro che, per l’uccisione di animali – art. 554 bis del codice penale – è prevista la reclusione fino a due anni.
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