PRECARI SICILIANI ASSUNTI SENZA SAPERLO IN DITTE SALERNITANE

Contratti di lavoro a nome di precari siciliani assunti da ditte con sedi in mezza Italia, da Caserta a Cologno Monzese (Mi), da Casaluce (Ce) a Salerno, da Treviso a Taranto. Solo che i lavoratori sarebbero stati ignari di tutto, ritrovandosi d’improvviso con stipendi mai ricevuti, con tasse da pagare e con l’incubo di perdere il sussidio perché inseriti in uno speciale bacino, cosiddetto degli “ex Pip”, dal quale rischiano l’espulsione proprio perché risultano assunti, molti a tempo pieno. Una maxi truffa scoperta quasi per caso in Sicilia e dai contorni ancora tutti da chiarire. L’Inps e il Dipartimento lavoro della Regione hanno presentato denunce alla magistratura, il governatore Rosario Crocetta, appresa la notizia, ha disposto un’inchiesta amministrativa e ha ordinato di raccogliere le carte in un dossier che trasmetterà alla procura di Palermo. Tra i precari circola voce che dietro alla truffa ci sarebbero alcuni sindacati autonomi che avrebbero fornito i dati sensibili dei lavoratori a decine di imprese in raccordo con alcuni patronati; tra gli scopi quello di stampare false buste paga per accedere a finanziamenti e prestiti da società finanziarie. Ma è solo una delle tante ipotesi. Le “assunzioni fantasma” riguardano in questa fase circa 150 precari “ex Pip”, che ricevono il sussidio pubblico di 830 euro al mese dalla Regione siciliana attraverso l’Inps: negli archivi informatici dell’Istituto di previdenza molti risultano inquadrati da almeno un anno con contratti a tempo pieno. “Io sarei assunto a Bologna, ma non mi sono mai mosso da Palermo: il mio badge dimostra che ho lavorato qui e certo non mi posso sdoppiare”, dice uno dei precari. Una vicenda intricata esplosa dopo che una donna, consultando il proprio profilo Inps, ha scoperto di essere assunta in una ditta campana. Gli uffici dell’Istituto stanno cercando di capirne di più. Intanto d’accordo col dipartimento Lavoro ha bloccato l’erogazione dei sussidi e gli elenchi dei precari coinvolti saranno pubblicati sul sito della Regione: per sbloccare il sussidio il precario dovrà dimostrare di avere presentato denuncia all’autorità giudiziaria. Nella vicenda, secondo le prime valutazioni dell’Inps, sarebbero coinvolti alcuni patronati che avrebbero presentato anche richieste di disoccupazione per conto dei lavoratori. “I precari sono stati truffati, bisogna fare subito chiarezza su questa squallida vicenda”, dice il deputato regionale di Fi Vincenzo Figuccia, che sta seguendo il caso. “Ho guadagnato 1.300 euro al mese, per un lavoro da impiegata in una ditta della provincia di Cesena con un contratto della durata di 51 settimane. Solo che io non ho mai firmato quel contratto, non conosco quell’azienda, non ho visto neppure un euro, ora rischio di perdere il sussidio: sono sconvolta e disperata”. Per Crocetta “questa storia sa di truffa, acquisiremo le carte e le consegneremo in Procura”. “Chi ha dato i nomi di questi lavoratori alle imprese? Questi lavoratori non sanno davvero nulla? Mentre risultavano assunti altrove percepivano ugualmente il sussidio pubblico?”, sono alcuni interrogativi che pone Crocetta, che assicura: “Chi ha sbagliato deve pagare, non possiamo tollerare truffe al sistema pubblico, sono soldi dei cittadini”. L’Inps sottolinea che “al momento la situazione è confusa, possiamo fare delle ipotesi ma meglio non azzardare. Certamente non sarebbe conveniente per il lavoratore fingere un’assunzione per avere la disoccupazione dato che è chiaro che perderebbe il diritto a rimanere nel bacino degli ex Pip e dunque il sussidio”. Anche sull’eventuale connivenza da parte delle ditte, l’Inps è cauta: “Bisogna appurare chi trarrebbe vantaggio da questa vicenda e come”.

Autore dell'articolo: Redazione