PROCESSO CAGNOLINA CHICCA, RINVIATO PERCHE’ L’IMPUTATO È DETENUTO PER ALTRA CAUSA

Si è tenuta stamattina la seconda udienza del processo contro l’aguzzino di Chicca, la cagnolina massacrata il 15 febbraio 2017 nel quartiere Pastena, slittato anche stavolta e rinviato al prossimo 24 settembre.

Il legale dell’imputato, infatti, ha documentato che, rispetto all’udienza del 7 maggio, il suo assistito si trova attualmente in regime di carcerazione preventiva perché coinvolto nella retata che due mesi fa ha visto una trentina di parcheggiatori abusivi finire in carcere o agli arresti domiciliari per questa attività illecita, ottenendo pertanto un ulteriore rinvio. L’avvocato di Antonio Fuoco ha ribadito altresì di voler fare richiesta di rito alternativo, ovvero giudizio abbreviato o patteggiamento, mentre i legali delle associazioni animaliste che si sono costituti parte civile si stanno battendo affinché si vada al processo ordinario per continuare questa causa di giustizia e civiltà.

Ancora una volta, all’interno dell’aula, grande assente il Comune di Salerno, sebbene in seguito all’uccisione della cagnolina il sindaco Vincenzo Napoli dichiarò, a mezzo social network, che il Comune si sarebbe costituito parte civile, anche perché in quanto Ente Territoriale sarebbe stato legittimato de plano a partecipare. Purtroppo, mancando il Garante alla Tutela degli Animali, una carica gratuita e volontaria prevista dal regolamento comunale ma che dallo scorso 15 novembre è vacante a Salerno, nonostante il Comitato spontaneo ‘Uniti per Chicca’ stia richiedendo da tempo una nuova nomina, viene meno un’importante figura di collegamento tra l’amministrazione comunale ed i cittadini, che avrebbe potuto avere un peso in questa vicenda.

Appuntamento, dunque, al presidio del prossimo 24 settembre, quando rappresentanti di diverse associazioni e singoli cittadini si ritroveranno nuovamente davanti al Tribunale di Salerno con un fiocco rosa intorno al braccio in ricordo di Chicca, simbolo di tutti gli animali vittime dell’uomo, auspicando che questo caso non finisca come altri che si sono invece conclusi con l’assoluzione degli imputati o con condanne irrisorie in seguito a riti alternativi. Si chiede a livello nazionale una proposta di legge per l’inasprimento delle pene per i reati a danno degli animali, che l’arresto sia una certezza, che non possa essere commutato in pena pecuniaria e che vengano attivati percorsi rieducativi per chi commette queste violenze.

Autore dell'articolo: Redazione