QUELLA VOLTA A SAN SIRO: L’IMPRESA SFIORATA, MA SI VIVE DI RISULTATI E NON DI RICORDI

Era il 31 gennaio del ’99 e quella domenica la Salernitana di Delio Rossi guardò negli occhi il Diavolo fino a mettergli tanta paura. L’urlo di Alessandro Del Grosso squarciò il cielo sopra Milano e mandò in visibilio il popolo granata al seguito di quella squadra che giocava bene e spesso si esaltava contro le grandi, pur raccogliendo pochi punti. E quella volta andò proprio così. I futuri campioni d’Italia guidati da Zaccheroni seppero ribaltare il punteggio, anche grazie all’enorme forza d’urto là davanti assicurata da Weah e Bierhoff. Finì 3 a 2 per i rossoneri e la Salernitana uscì tra gli applausi degli avversari ed anche dei suoi tifosi per l’ennesima prestazione generosa ma senza punti all’attivo. Questa Salernitana non ha la cifra tecnica di quella che l’ha preceduta in serie A più di venti anni fa e non ruba l’occhio nemmeno per il gioco espresso. L’impegno non manca, certo, ma al palcoscenico della serie A è arrivata impreparata sotto tutti i punti di vista, sprovvista dell’equipaggiamento minimo per poter resistere fino a dicembre e sperare l’anno nuovo porti qualche novità. Chi ha sollevato dubbi e perplessità in tempi non sospetti sul trust e sulle scelte di mercato non si appunterà medaglie in petto, ma avrà almeno la coscienza pulita. La Salernitana ha finora fatto risultato in quattro occasioni: con Castori ha conquistato quattro punti in casa (vittoria col Genoa e pareggio col Verona), mentre con Colantuono ha ottenuto due risultati utili in campo esterno (vittoria a Venezia e pareggio a Cagliari). Di qui alla fine del girone di andata la Salernitana dovrà far visita a Milan, Fiorentina e Udinese, mentre in casa, per la gioia del cassiere dell’Arechi, se la vedrà con l’Inter. Calendario ostile, almeno sulla carta, ma, visto che i suoi quattro punti Colantuono li ha ottenuti in trasferta, è lecito sperare che le tre gare esterne da affrontare possano riservare qualche soddisfazione buona per la classifica. Ci si accontenta di poco, ormai, e questo rende bene l’idea del senso di impotenza e frustrazione che la situazione voluta a luglio da chi ha percorso la strada del trust ha generato nell’ambiente. Era in campo che questa serie A venuta anche un po’ per caso, ma sicuramente grazie al grande lavoro di Castori e del suo gruppo, andava difesa e per farlo occorrevano una proprietà forte e riconoscibile ed un mercato condotto con competenza e capacità. Non si sono verificate le due condizioni e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Eppure, se per caso la Salernitana dovesse riuscire a piazzare un colpo a sorpresa di qui a Natale e se, magari, le dirette rivali dovessero continuare a zoppicare, da gennaio in poi la storia potrebbe cambiare. A patto che la Salernitana cambi radicalmente registro sul fronte societario e dirigenziale. Claudio Lotito sta sperimentando in questi giorni quanto sia brutto dipendere dagli altri ed il riferimento è alla sua vicenda politica che nemmeno oggi si è conclusa con la nomina a senatore. Chissà se al disponente granata questo non sia da insegnamento e non scuota la coscienza per agevolare il passaggio di consegne del club granata per consentire a Salerno ed alla Salernitana di non fare solo da comparse in massima serie. Sarà anche gratificante vincere il premio come miglior coreografia, sarà utile realizzare incassi milionari, ma essere competitivi sul campo resta il vero obiettivo da perseguire.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto