REGINA MARGHERITA, LA LETTERA DEGLI STUDENTI: IL COVID FALSO PROBLEMA –

Il Liceo Regina Margherita, istituto storico della città di Salerno, ha chiuso le porte per le lezioni in presenza agli studenti.
Questa frase fa già pensare di suo, ma ciò che sfiora l’assurdo è la motivazione.

La faida interna tra la Provincia, il Comune e il Tribunale di Salerno, ha fatto si che, con il passare del tempo, a 1100 studenti fosse negato il diritto allo studio. Di fatto, il 29 settembre, diversamente dagli altri istituti della città che hanno accolto nuovi studenti e insegnanti, il Regina Margherita ha lasciato i cancelli chiusi, iniziando l’anno scolastico direttamente con la DAD. La cosa più grave, poi, è il tempismo nel far accadere tutto ciò. Vogliono dare la colpa al covid, ma questa volta, non è lui il mostro. Se fossimo stati in un periodo normale, questo problema si sarebbe presentato allo stesso modo, probabilmente recando ancora più problemi. L’istituto, dopo anni di collaborazione con il tribunale di Salerno, si ritrova all’apertura dell’anno scolastico privo di elementi strutturali che garantiscano il rispetto delle norme di sicurezza. Dopo vari solleciti agli enti di competenza da parte della nostra dirigente, ad oggi siamo ancora senza alcuna risposta.
Noi studenti viviamo una situazione di disagio, privati di un nostro diritto.
I problemi che abbiamo riscontrato dall’inizio dell’anno scolastico, potevano essere ridotti al minimo con il nostro rientro a scuola negato. In fin dei conti, durante il lockdown, abbiamo già affrontato questa situazione e i propri difetti e, a giugno, ne siamo usciti a testa alta, fiduciosi che nel futuro non si ripetessero. Invece, ci siamo ritrovati nella stessa situazione della quarantena, costretti quindi a crollare negli stessi problemi della DAD che causano noi, componente scolastica, effetti per lo più negativi: infatti il profitto e soprattutto il nostro apprendimento vengono messi in secondo piano, in quanto le spiegazioni effettuate mediante la didattica a distanza non ci consentono di apprendere al meglio nozioni fondamentali che sarebbero state recepite più facilmente in presenza, e questo è dovuto al contatto diretto col professore. Inoltre, per quanto riguarda l’aspetto psicologico, noi studenti stiamo subendo le conseguenze di questa situazione, che sta creando danni in particolar modo alla nostra socialità; difatti avvertiamo la necessità di ritornare a godere del contatto umano che solo a scuola possiamo avvertire,non solo con i nostri compagni di classe (che ormai non vediamo dal vivo da mesi e mesi, e con i quali abbiamo condiviso anni fondamentali della nostra formazione), ma anche col resto degli studenti . La scuola è ed è sempre stata una piccola società, un ambiente all’interno del quale noi alunni abbiamo la possibilità di confrontarci liberamente riguardo idee, pensieri e avvenimenti. Quindi non si tratta solo di studio, ma anche di crescita umana ed emotiva.
Infine, l’essere costretti a stare a contatto con computer e telefoni cellulari per ore ed ore, nuoce alla nostra salute fisica. Giungendo così alla fine della giornata scolastica ( che è stata ridotta) stanchi, forse anche più di come ci saremmo trovati se fossimo andati a scuola, e avvertendo dolori fisici come agli occhi e alla schiena.
Noi studenti indirizziamo questo appello alla città di Salerno, siamo stanchi e sfiniti di dover continuare a studiare per il nostro futuro in queste condizioni. Ci sentiamo ostacolati nella nostra crescita culturale e sociale, alimentando in noi una forte sfiducia nelle istituzioni pubbliche e negli enti che dovrebbero tutelarci. Confidiamo in primis nell’opinione pubblica che, condividendo il nostro stato di disagio, ci aiuterà a far conoscere a tutti le ingiustizie sociali che stiamo vivendo. In questa situazione noi stiamo ricevendo meno del dovuto, nonostante il grande prestigio storico della nostra scuola, e l’importanza di un’istituzione che ,come poche, riunisce studenti di tutta la provincia di Salerno.

– I Rappresentanti degli Studenti (Francesco Guerrazzi, Marco Napoli e Sabrina Rizzo)

Autore dell'articolo: Nicola Roberto