“Di fronte ad un’inaccettabile imposizione del segretario provinciale del Pd, che questo pomeriggio mi ha chiesto di provocare lo scioglimento del consiglio comunale di Giffoni Valle Piana e di determinare quindi le condizioni per il commissariamento dell’Ente, ho deciso di rinunciare alla candidatura al Consiglio Regionale della Campania nella lista del Partito Democratico. Ho avvertito infatti il dovere morale di anteporre gli interessi della città che amministro da nove anni alle ambizioni personali. Non potevo consentire che fosse un dirigente di partito a sciogliere l’assise cittadina”. Con queste parole, Paolo Russomando, sindaco di Giffoni Valle Piana, ha bloccato il processo di decadenza da primo cittadino, ritirando contestualmente le dimissioni dalla carica protocollate lo scorso 24 aprile. “Resto in carica per completare il programma amministrativo – ha aggiunto Russomando – forte del consenso che mi hanno tributato i cittadini di Giffoni alle elezioni del 2011. Sul piano politico, resto basito per la violenza usata in questa circostanza non nei miei confronti, ma nei confronti del partito, dei suoi organismi dirigenti, di un’area che nella federazione provinciale rappresenta il 20%, e di un intero territorio, i Picentini, che aveva espresso la mia candidatura. E’ forse il caso di ricordare che il mio inserimento nella lista del Pd è stato votato all’unanimità dalla Direzione Provinciale del 20 aprile, e ratificato dall’assemblea regionale di domenica scorsa. In quella occasione, infatti, l’organo che in base allo Statuto dà il definitivo e irrevocabile via libera alle candidature, aveva ratificato la lista di Salerno per 8/9. L’atto del segretario provinciale, nettamente in contrasto con l’orientamento dei vertici del partito nazionale, che mi hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà, rappresenta un vero e proprio golpe, che fa seriamente riflettere sulla tenuta democratica del Pd salernitano”. “A Salerno – conclude Russomando – c’è un problema molto serio: nel Pd non vige più lo Statuto, ma la legge del più forte. Si rende necessario, quindi, un intervento della segreteria nazionale per riportare la situazione nella legalità democratica. Tutto ciò, in ogni caso, mi carica di ulteriori responsabilità rispetto alla battaglia intrapresa da più di tre anni contro questo gruppo dirigente, e mi impone di continuare l’impegno a difesa delle decine di migliaia di militanti e iscritti che non intendono rassegnarsi ai soprusi, alle prevaricazioni, alle violenze e alle intimidazioni. Da questa vicenda esco rafforzato, non indebolito”.
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