RESPINTO IL RICORSO, MA SI ASPETTA LA CONSULTA

Prima il “parere favorevole” nell’accoglimento del reclamo ma poi è arrivato il rigetto. Così si è espresso il tribunale civile di Napoli
che ha rigettato il reclamo, presentato da un gruppo di ex consiglieri regionali della Campania, contro la decisione del Tribunale di sospendere gli effetti della Legge Severino (ovvero la sospensione dalla carica) nei confronti del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
Il reclamo era stato presentato da alcuni ex consiglieri regionali del centrodestra, tra cui l’ex Presidente dell’assemblea regionale Pietro Foglia, in qualita’ di cittadini-elettori ed era stato preso in esame dalla pcoura di Napoli prima di ferragosto ed il pm Emilia Galante Sorrentinoche aveva espresso parere favorevole all’accoglimento del reclamo.
Nell’istanza si affermava, tra l’altro, che la magistratura ha applicato in tutta Italia con il necessario rigore la Legge Severino mentre “ha ritenuto di poter fare un’eccezione per Vincenzo De Luca al quale, nonostante la condanna ricevuta, consente di poter governare la Regione Campania”. De Luca, che era sospeso dalla carica in applicazione della Legge Severino per una condanna in primo grado per abuso di ufficio, aveva presentato ricorso di urgenza al Tribunale civile di Napoli che il mese scorso ha sospeso la “sospensiva” e ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale per valutare eventuali profili di incostituzionalita’ della Legge Severino.
Con il rigetto del ricorso comunque nulla cambia perchè la querelle dell’elezione di De Luca a governatore della Campania si concluderà con la sentenza della Corte Costituzionale fissata al prossimo 23 ottobre quando ci sarà la decisione della consulta che dovrà pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della legge Severino.
La Corte Costituzionale dovrà esaminare i ricorsi presentati da De Luca e dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris sulla costituzionalità della Severino nel momento in cui sanziona amministratori pubblici che hanno condanne non definitive. Come è il caso appunto dei due amministratori campani, condannati entrambi per abuso d’ufficio solo in primo grado.

Autore dell'articolo: Barbara Albero