SALERNITANA: 106 ANNI TRA GIOIE E DOLORI –

E’ il compleanno numero 106, uno dei più difficili della storia. La Salernitana vive questa ricorrenza sospesa e concentrata in vista della gara di ritorno con la Sampdorial. Ci si giocherà la permanenza in B il 22 giugno, data cara ai tifosi granata che ricordano la vittoria al San Paolo contro la Juve Stabia dell’allegra brigata guidata da Delio Rossi. Sarebbe inutile ora fare raffronti tra il passato felice ed il presente pieno di incognite. Il calcio, però, è strano. A Salerno si è vinto anche quando si era partiti tra contestazioni e scetticismo, anche quando la società non c’era o quasi non voleva farsi identificare. E si è fatto bene anche quando la società era forte, per carità. Nell’uno e nell’altro caso, però, il filo conduttore di tutto è stato il cuore della gente, la passione viscerale e smisurata per una maglia per la quale il sentimento provato non è legato certo alle vittorie. Sarebbe facile amare una squadra abituata a vincere. La Salernitana, femmina e popolana, come la definiva il poeta Alfonso Gatto, ha attraversato i mari tempestosi della C e ha conosciuto la gloria della massima serie, ma il suo sostrato più intimo e profondo è proprio quella capacità di attaccarsi alle sofferenze ed agli affanni che non sono mai stati percepiti come avversari, ma come compagni di viaggio. Che si vinca o si perda, Salerno è per sua natura predisposta a soffrire per la sua squadra. Lo sta facendo anche in questa sciagurata stagione in cui alle mortificazioni del campo si sono aggiunte le acrobazie giuridiche del Palazzo. Lo farà anche domenica, con la solita incrollabile fede e quella rabbia di chi sa che deve dimostrare di essere più forte di tutto e tutti. Nel giorno in cui Rino Gattuso, amatissimo ex granata, diventa ct azzurro, Salerno e la Salernitana si stringono ancora di più per tentare l’impresa più ardua, ben sapendo che non sarà la categoria il metro di una passione che durerà nel tempo.

Autore dell'articolo: Redazione