Il primo punto è arrivato, il primo gol ancora no. Il telegramma da Udine potrebbe essere questo per la Salernitana che alla Dacia Area, scortata dai soliti impareggiabili e calorosi tifosi, ha tenuto testa ad una squadra che aveva delle assenze e qualche risorsa importante a mezzo servizio, Beto su tutti, ma che ha confermato di conoscere bene i segreti dell’elisir di lunga vita in massima serie: per i friulani della famiglia Pozzo i campionati consecutivi in massima serie sono più di venticinque. Nozze d’argento già celebrate, dunque, per i bianconeri. La Salernitana si augura di seguirne l’esempio e per consolidarsi in massima serie serve sicuramente qualità, ma serve anche tanto senso pratico. E’ questo che ha accompagnato la prova dei granata, specie nella ripresa. In superiorità numerica per l’espulsione di Perez a fine primo tempo per il calcione rifilato a Mazzocchi, la Salernitana non se l’è sentita di cambiare pelle dal punto di vista tattico, provando a sfruttare le fasce con Bradaric, entrato dopo l’intervallo, al suo debutto a sinistra e Mazzocchi, riportato a destra e lanciato da un Candreva versione mezz’ala, non proprio il ruolo a lui più gradito. L’ex di turno s’è calato bene nella parte, portando anche il pericolo principale alla porta friulana con una sassata da trenta metri, su cui Silvestri ha sfoderato un grande intervento. Il portiere di Sottil si era già prodotto in due parate provvidenziali nel primo tempo su Bonazzoli, cui la rovesciata viene davvero facile, e Fazio. Sepe, invece, aveva detto no a Deulofeu, per poi essere salvato dal palo e dal piede di Fazio su un tiro da distanza ravvicinata su cui sarebbe stato difficile intervenire. Il brivido iniziale era stato rappresentato dal penalty concesso da Aureliano per un intervento di Bronn che, sebbene col braccio largo, interveniva in realtà col tronco. Var provvidenziale. Nel primo tempo la Salernitana aveva fatto vedere buone cose in fatto di pressione alta, anche grazie alla presenza di Maggiore sul centro- destra, mancando un po’ nella fase decisiva della manovra anche perché Botheim non era riuscito a tenere molti palloni, scaricandone qualcuno con un po’ di fretta. Nella ripresa, forte dell’uomo in più, Nicola buttava nella mischia Dia e Bradaric confermando, però, l’assetto iniziale anziché ricorrere al 4-4-2 per sfruttare la superiorità sugli esterni. Le caratteristiche dei centrocampisti a disposizione, forse, hanno influito in tal senso. La Salernitana giocava costantemente nella metà campo bianconera, faticando a trovare il varco anche perché la manovra non era molto veloce. Con l’ingresso di Beto Sottil riusciva a guadagnare un po’ di campo, accarezzando anche l’idea del colpaccio. Alla fine pari giusto e classifica mossa su ambo le sponde. Il senso pratico, appunto.
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