Un esordio da incubo per Stefano Colantuono, che tornava all’Arechi e sulla ribalta della massima serie dopo un lungo periodo di inattività. Al trainer di Anzio non sono stati sufficienti i primi giorni di lavoro e di conoscenza col gruppo per capire quali fossero i problemi ed i rimedi a cui provare a fare ricorso. Certo, l’emergenza ha fatto il resto, ma l’impressione che si è avuta fin dalle primissime battute e che la Salernitana non avesse indovinato l’approccio. Subito troppo lunga e sbilanciata, la squadra granata ha concesso all’Empoli la possibilità di infilarla per vie centrali. La difesa a tre, con l’esclusione di Gagliolo, pretoriano di Castori, ed i ripescaggi di Aya e Jaroszjnski accanto all’acciaccato Strandberg, ha offerto su un piatto d’argento ad Andreazzoli l’assist che aspettava per varare il tandem Cutrone- Pinamonti. Due punte centrali dall’inizio ed un centrocampista, come Henderson, adattato al ruolo di trequartista: con i cambi di passo dello scozzese e le difficoltà in interdizione di Kastanos e Di Tacchio, i toscani sono andati a nozze segnando due gol in cinque minuti con i due ex Under 21 e chiudendo la pratica nemmeno al quarto d’ora, complice l’autorete di Strandberg. Nel finale di tempo il norvegese ha commesso un fallo di frustrazione, provocando il rigore che Pinamonti ha scucchiaiato alle spalle di un risentito Belec, apparso incerto ed intempestivo nel lasciare i pali sui primi due gol. La ripresa ha visto una Salernitana diversa, nel modulo e nell’atteggiamento. Zortea per Kechrida, apparso ancora una volta in gravi difficoltà se attaccato, Obi per Aya e Bonazzoli per Gondo: così Colantuono ha provato a riavviare il motore di una squadra apparsa in panne e trascinata da un eroico ed indomito Ribery dai cui piedi sono partiti gli assist per Ranieri e Kastanos. Due gol in dieci minuti, poi l’ingresso tardivo di Djuric per un evanescente Simy e la speranza di una clamorosa rimonta svanita col passare dei minuti, mentre dalla curva si alzavano cori contro il diesse Fabiani, contestato da una parte sempre più numerosa della tifoseria. Il cambio in panchina non ha comportato la svolta auspicata dall’amministratore unico Marchetti e dal diesse. Due scontri diretti, due sconfitte: il campo, per ora, boccia l’operato di tutti.
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