Al di là dei precedenti nei vari campionati, la gara più importante tra Salernitana e Juve Stabia resterà per sempre quella del San Paolo. Il tre a zero del 22 giugno 1994 resterà per sempre scolpito nella mente e nel cuore dei tifosi granata perchè fu la sublimazione di un sogno, divenuto giorno dopo giorno realtà. Una squadra partita in sordina, affidata ad un allenatore sconosciuto, che seppe diventare di settimana in settimana un collettivo capace di esprimere un calcio rivoluzionario per bellezza, intensità, velocità di esecuzione, nel quale gli innesti in corso d’opera di Chimenti, Breda e Tosto furono sicuramente determinanti per completare il progetto tattico che aveva in mente Delio Rossi. Quella partita è e sarà per sempre ai primi posti nella classifica dei ricordi granata, ma il presente ci porta al Romeo Menti dove la Salernitana ha vinto l’ultima volta nel 2007 con un rigore di Ferraro. Era una squadra più pragmatica, costruita secondo altri principi e che aveva un obiettivo da centrare ben preciso. Questa Salernitana di oggi è una via di mezzo, una sorta di crisalide che deve ancora completare il suo percorso evolutivo e che non sa ancora fino in fondo quali siano le sue potenzialità e che deve scoprire ancora quali orizzonti possa esplorare. Alzare lo sguardo, spingendosi più in là dei propri limiti, è quanto di più difficile possa toccare in sorte ad una squadra giovane e poco abituata a vincere, che, per giunta, non ha un vero leader e non ha mai potuto contare sui suoi elementi più esperti e con i trascorsi più importanti. Forse per questo, la Salernitana di Ventura somiglia un po’ di più, con i dovuti distinguo, a quella di Delio Rossi. Il tecnico ligure è il leader di un gruppo che ora come ora deve ancora trovare la sua identità, un po’ come lo era agli occhi dei calciatori e dei tifosi l’allenatore romagnolo un quarto di secolo fa. Quella squadra seppe apprendere in tempi rapidi, sfruttando la classe di Fresi e Strada, l’intelligenza di Breda, la fame di tutti gli altri capeggiati da Pisano e Grimaudo, questa attuale sta crescendo a piccoli passi, non avendo ancora trovato continuità ed equilibrio nel suo percorso in un campionato di B abbastanza mediocre e molto equilibrato, che richiede spregiudicatezza ed esperienza miscelate nelle dosi giuste. Quella squadra ebbe due importantissimi momenti di crescita in occasione dei due derby di campionato con le vespe, raggiungendo l’apoteosi al San Paolo ancora contro il compianto Musella e soci. Oggi questa Salernitana è chiamata a dare un segnale importante di maturità contro gli ex Melara, Canotto, Rossi e Di Gennaro, ma anche contro Calò e Calvano, due cagnacci di centrocampo che hanno stupito anche Ventura. E’ una partita difficile, ma non impossibile. La giusta occasione per crescere un po’ più in fretta per una squadra a cui si chiede di far sognare almeno un po’, in attesa che a gennaio la società tenga fede alle promesse di un tempo. Ventura ha detto di avere le idee chiare in riferimento al mercato ed allora non si dovrà perdere tempo per intervenire laddove il tecnico ritenga opportuno farlo. Oggi, però, c’è un’occasione per crescere e sognare. E sarebbe un peccato farsela sfuggire.
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