Gian Piero Ventura ha voglia di sognare e di nutrire con i sogni le sue ambizioni. Il tecnico ligure a Salerno è venuto per rilanciarsi, per riscattarsi, per dimostrare di non essere passato di moda e, di certo, non si può dire che sotto questo aspetto abbia fallito. La Salernitana è in piena lotta per i playoff, ha saputo anche divertire in alcuni momenti della stagione, ha messo in mostra qualche interessante elemento e, tutto sommato, è ancora in tempo per sognare il lieto fine. Quale? L’approdo ai playoff potrebbe già rappresentare un traguardo degno di nota se paragonato ai risultati del precedente quadriennio cadetto, ma il tecnico avrebbe il desiderio di alzare ulteriormente l’asticella e lo ha fatto capire prima della gara col Pisa e poi alla vigilia di quella con l’Entella. E proprio le parole di Ventura hanno dato la misura di una Salernitana a due velocità: da una parte il tecnico con la sua carica, la sua voglia; dall’altra la squadra e la società, non così accese ed assatanate nella ricerca del risultato sportivo, che sia il piazzamento nei playoff o la promozione diretta. Ventura ha il rammarico per i due punti lasciati per strada sabato scorso, che non avrebbero proiettato la sua squadra al terzo posto, come da lui affermato, ma l’avrebbero comunque avvicinata alla zona più alta della griglia playoff e sistemata a cinque lunghezze dal secondo posto. Contro il Pisa sono mancate le gambe, sono venuti meno i ricambi, ma è mancata anche la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. La Salernitana non ha sputato sangue, non ha mangiato l’erba, non ha morso le caviglie altrui pur di difendere quel gol di Djuric che le avrebbe dato la vittoria. Le motivazioni ora più che mai fanno la differenza, perchè, dopo tre mesi passati in casa, nessuno può essere fisicamente al top. Motivare un gruppo di calciatori poco abituati a vincere non è così facile, specie, poi, se alle parole di un certo tenore dell’allenatore, non fanno eco quelle della proprietà e, soprattutto, gli atteggiamenti, i comportamenti, i fatti messi in opera dalla stessa. Mentre, nei giorni delle celebrazioni per il compleanno della Salernitana, Marco Mezzaroma parlava, sempre sottovoce, di una volontà non meglio esplicitata di giocarsela, ieri Claudio Lotito parlava col Verona di calciatori che ora sono a Salerno ma che presto potrebbero finire in Veneto nell’operazione Kumbulla. Per carità, nessuno scandalo. Il mercato ed i campionati mai come in questa strana estate 2020 si intrecciano, perchè, mentre le squadre vano in campo per garantire ai club l’incasso della terza rata dei diritti tv, c’è già da pensare alla prossima stagione che avrà tempi ristretti sia per la preparazione tecnica sia per quanto riguarda le trattative. Ed allora non si può indugiare. Per avere Kumbulla, la Lazio ha messo sul piatto tanti soldi ed anche, stando ad accreditate fonti nazionali, alcune contropartite tecniche a sfondo granata. Da Kiyine a Maistro, da Dziczek a Lombardi, oltre a Berisha, ora all’estero, il ventaglio di proposte è stato molto ampio e, di certo, al club biancoceleste fa gioco poter esporre un parco calciatori che la cura Ventura ha valorizzato ulteriormente. Insomma, se il tecnico ha sempre detto che i giocatori bravi, anche se marchiati Lazio, sarebbero potuti restare a Salerno, provando così a sminuire l’enormità, anzi l’invalicabilità, dello scoglio della multiproprietà, esponendo concetti da sognatore, dall’altra parte c’è il pragmatismo di Lotito che ha mandato dei calciatori dalla Lazio a Salerno per far sì che giocassero, rendessero, crescessero, prendessero valore così da poter diventare pedine di scambio. Ci vuole davvero tanta ingenuità a pensare che le voci di mercato che da ieri circolano su diversi calciatori ora sotto la guida di Ventura non possano destabilizzare, specie coloro i quali non hanno mostrato la maturità necessaria per non sentirsi arrivati dopo un gol, un sette in pagella o una convocazione in nazionale o, come accaduto per Cicerelli, il passaggio alla Lazio a metà stagione, spacciato come un semplice atto formale, per evitare di far gravare sulle casse granata quello che, a detta di tanti, sarebbe stato un rinnovo ai limiti dell’insostenibilità vista la folta lista di pretendenti che si era formata davanti alla porta dell’ex Paganese, protagonista di un buon avvio di campionato e poi scomparso dai radar per via di infortuni sempre più frequenti e dalla natura non sempre chiara, come ha fatto intendere in qualche occasione lo stesso Ventura Questo solo per dire che non tutti, ma alcuni calciatori possono subire un contraccolpo quando il loro nome emerge in importanti trattative di mercato. Non è che per questo venga meno l’impegno, ma a livello inconscio scattano processi mentali che tutti conosciamo. Che la multiproprietà possa avere dei vantaggi per la sorella minore, come Lotito considera la Salernitana, resta un fatto tutto da dimostrare perchè se è vero che dalla cosiddetta casa madre arrivano anche calciatori di valore o di prospettiva, è pur vero che gli stessi non sono destinati a restare a lungo in granata e che, dunque, con loro non si possa aprire un ciclo. Infine, al di là di come finirà la trattativa per Kumbulla e se Lombardi o altri calciatori si trasferiranno o meno al Verona, il fatto stesso che se ne sia parlato è la dimostrazione che per alcuni di loro Lotito non stia immaginando una prosecuzione della esperienza a Salerno e questo è un aspetto particolarmente degno di nota in questa fase storica così particolare perchè, tra prestiti e contratti in scadenza, la Salernitana non avrà una rosa molto pingue da qui a qualche settimana e, dunque, sarà necessario effettuare molte operazioni in entrata in tempi non molto lunghi. Valeri, Coda, Charpentier, Parisi ed altri sono nomi già segnati in rosso sul taccuino del diesse Fabiani, ma, a prescindere da chi arriverà, pare inconfutabile che si vada incontro ad un’ennesima ricostruzione, ad una nuova ripartenza da zero o quasi. La storia, insomma, si ripete.
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