SALERNITANA: INUTILE GIOCARE SUGLI EQUIVOCI –

Ci sono stati giorni di attesa e speranza, in cui Salerno si è stretta tutta intorno alla sua squadra: erano i giorni della volata promozione, ormai un ricordo lontanissimo nel tempo.

Ricordi ingialliti, già sbiaditi, scavalcati da un’attualità fatta di altro. Le trattative prima annunciate e poi smentite dalla stessa proprietà in merito alla possibile cessione (in un comunicato si faceva chiaramente menzione della circostanza che qualificati professionisti stessero raccogliendo e vagliando delle offerte; in uno successivo, invece, si tornava a diffidare gli organi di stampa dal divulgare notizie in merito alle trattative stesse), ed comunicato del 25 giugno, diffuso quasi a mezzanotte, con cui si annunciava quanto era ormai chiaro da tempo e cioè la costituzione di un trust per poter iscrivere la Salernitana al campionato di serie A, sono state tutte circostanze che hanno di nuovo avvelenato il clima intorno alla società granata. Società e non squadra. Il primo equivoco sul quale a qualcuno piace giocare sporco è proprio questo. Nessuno mette in dubbio i meriti della squadra granata, nessuno è rimasto scontento o deluso per la promozione. Al contrario, tutta la città ha fatto festa ed ha ringraziato i calciatori, il tecnico e, mostrando grande civiltà e maturità, anche i patron che non sempre avevano meritato il sostegno e l’applauso della piazza per vicende del passato. Il clima s’è avvelenato intorno alla proprietà ancora una volta e non perché in città si desideri che la Salernitana non venga iscritta, bensì perché si pretende che, oltre a partecipare, la Salernitana possa anche degnamente competere in piena autonomia, senza dover essere guardata con sospetto e potendo contare su mezzi di sostentamento adeguati per reggere l’urto della massima serie. Inutile chiedere aiuto alla politica per rivendicare il merito sportivo. In questi giorni amministratori pubblici e parlamentari che hanno detto la loro sulla questione hanno alimentato l’equivoco e ciò è tanto più grave per il ruolo da essi ricoperto. Chi mette in dubbio il merito sportivo? Si facciano i nomi, per favore. Nella questione Salernitana si stanno sollevando, e non da ora, da parte di chi ha realmente a cuore il bene del vessillo granata dubbi sulla legittimità del trust proprio perché strumento quasi inedito nel mondo calcistico e non proprio gradito alla Figc che, fra l’altro, aveva già invitato i patron a muoversi secondo delle linee guida che sono state disattese. “Due trustee is melior che one”, si potrebbe fare il verso al famoso slogan di un gelato che andava in voga qualche anno fa. La scelta di chiamare in causa due guardiani e quella dell’amministratore unico così vicino a Claudio Lotito sembrano una ulteriore sfida nei confronti del Palazzo. Non si sta sostenendo che la Salernitana debba piegarsi ad un diktat, ma si sta auspicando che agisca in totale trasparenza. Ecco perché sarebbe bene che il generale Marchetti, prossimo ormai ad insediarsi, rendesse pubblico l’atto con cui è stato istituito il trust, spiegando, magari in conferenza stampa, i passaggi più ostici e chiarendo certi aspetti. Ad esempio, perché il trust è stato istituito per sei mesi con proroga di 45 giorni e, a quanto pare, con una ulteriore proroga di altri 10 giorni? Perché non è stata indicata una valutazione minima del bene da cedere? C’è davvero il mandato irrevocabile alla vendita? Non si giochi sugli equivoci, non si alimentino altri dubbi e non si esasperi un clima che è già rovente facendo leva sul sentimento popolare che, in questa fase, è la comprensibile paura che fa alzare la voce e gridare: Nessuno tocchi la serie A conquistata sul campo! Nessuno la toccherà se saranno state rispettate le regole. Sarebbe stato questo il messaggio che anche dal mondo politico sarebbe dovuto partire accompagnando lo stesso con un accorato invito, da inoltrare a maggio, alla proprietà a risolvere tempestivamente e con chiarezza una matassa intricata, i cui nodi erano noti dal 2011. E’ logico, comprensibile, finanche scontato il desiderio dei tifosi di vedere la Salernitana in massima serie, proprio per questo sarebbe stato un dovere morale della proprietà muoversi con anticipo e con grande trasparenza evitando di affidare a banche e società fiduciarie il destino del club, indispettendo la Figc e facendo perdere tempo prezioso sul versante della programmazione tecnica. E, soprattutto, facendo apparire già un ricordo lontano quei momenti di gioia intensa vissuti nemmeno due mesi fa da una città che ancora una volta è stata privata del diritto di sognare, di godersi un avvicinamento sereno ed entusiasta alla serie A, discutendo di mercato e di calendari e non di trust ed aspetti legali.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto