Quattro vittorie, un pareggio ed una sconfitta per un bottino di tredici punti: nelle prime sei giornate di campionato la Salernitana di Ventura ha viaggiato ad una media elevata, sicuramente da playoff. E lo ha fatto nonostante l’emergenza per i tanti infortuni che l’hanno colpita, decimandola e riducendo, di conseguenza, al lumicino le possibilità di scelta dell’allenatore. Proprio per questo, la mano di Ventura è ancor più evidente, visibile, riconoscibile: il lavoro dell’ex ct è andato in profondità, ha coinvolto tutti gli effettivi, non trascurando nessuno ed i frutti si vedono. Alle prese con tante defezioni in contemporanea, altri allenatori sarebbero andati nel pallone. Ventura se n’è fatta una ragione, ha incassato il colpo ed ha fatto con quel che aveva, ben sapendo che tutti avevano ricevuto le attenzioni e le nozioni necessarie per poter scendere in campo e recitare la propria parte, magari con caratteristiche e qualità individuali differenti, all’interno di uno spartito tattico ben preciso. E la differenza sta proprio in questo: un calciatore, anche non di grandissima caratura, rende meglio se si trova in una situazione in cui ha dei riferimenti ben precisi e non è costretto ad improvvisare. Pochi principi, poche soluzioni di gioco, ma inderogabili, mandati giù a memoria, ripetuti senza sosta, quella che si scorge già all’orizzonte. Dopo la gara di domenica col Frosinone, ci sarà la possibilità di tirare il fiato e di preparare la trasferta di Venezia con un organico un po’ meno scarno, dal momento che dovrebbero tornare a disposizione Lombardi, Akpa ed Heurtaux. Per domenica, però, Ventura dovrà fare ancora di necessità virtù e chiedere gli straordinari a chi ha fin qui tirato la carretta. Se la Salernitana è seconda, però, il segreto è proprio questo: un gruppo predisposto al sacrificio ed all’apprendimento, in cui tutti si sono fatti trovare pronti alla chiamata di Ventura. Contro il Frosinone servirà uno scatto deciso per saltare un ostacolo insidioso e consegnarsi, poi, ad un meritato riposo.
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