SALERNITANA, L’ORACOLO DEL TRUST

“I Trustee rendono noto che sono in corso le opportune valutazioni delle offerte ricevute. Come previsto dal precedente comunicato stampa, i Trustee si riservano, entro il prossimo 15.12.2021, di assumere le relative determinazioni”. Come novelli oracoli, figure al confine tra realtà e leggenda, condannate in ottemperanza della propria missione a non parlare con nessuno se non nella misteriosa data room, i due trustee che stanno curando da mesi ormai la complicata cessione della Salernitana ieri hanno emesso uno stringato comunicato. Ci sarebbe poco da interpretare o tanto, a seconda che ci si voglia attenere alla lettera o si scelga di avventurarsi in percorsi più tortuosi. Ad una prima lettura, sembrerebbe evidente che da qui al 15 dicembre verrà assegnata la società ad uno dei soggetti che hanno depositato un’offerta vincolante. Abituati, però, ad andare oltre la lettera e l’evidenza alcuni hanno offerto la loro interpretazione: entro il 15 arriverà una risposta e non è detto che la partita si chiuda con l’accettazione di una delle proposte. A rigor di logica, però, il comunicato lascerebbe intendere che la cessione della Salernitana è in dirittura d’arrivo, nonostante non sia ancora stato approvato il bilancio. E, dunque, proprio perché questo compito non dovrebbe spettare a chi subentrerà, ma a chi sta passando la mano e visto e considerato che, una volta formalizzata l’accettazione di un’offerta, saremo quasi allo scadere del trust, la cui fine era stata fissata al 31 dicembre, e proprio perché l’eventuale accettazione di una proposta a pochi giorni dalla suddetta scadenza avrebbe fatto scattare una proroga di 45 giorni per consentire la chiusura della trattativa, è evidente che si siano realizzate o stiano per farlo le premesse per una situazione ibrida. Ci spieghiamo: dato per acquisito che al 15 dicembre i trustee avranno scelto il nuovo proprietario, ci saranno poi altri passaggi intermedi prima che lo stesso possa entrare in pieno possesso del bene. E, nel mentre, saremo arrivati a gennaio quando bisognerebbe operare con la massima determinazione e con grande incisività sul mercato nel tentativo di raddrizzare la barca. Benissimo. Ci chiediamo, allora: la futura proprietà sarà già in grado di operare o dovrà soltanto ratificare movimenti e scelte altrui? Bisogna ricordare che la futura proprietà pagherà già gli effetti di scelte operate legittimamente da altri in estate quando ci si è impegnati a riscattare al primo punto del girone di ritorno i cartellini di Simy e Mamadou Coulibaly. E’ vero pure che l’esborso complessivo per i due riscatti potrebbe essere compensato in seguito o da future cessioni degli stessi o da incassi derivanti da plusvalenze e benefit a vantaggio della società salernitana, già stabiliti dalla vecchia proprietà. Mai del tutto chiarita nei termini, la cessione di Akpa Akpro alla Lazio dovrebbe fruttare un bel po’ di euro, spalmati nel corso delle prossime stagioni, alla Salernitana che sta già intascando le rate del contratto con Dazn per i diritti tv e che, nella malaugurata ipotesi della retrocessione, compenserebbe una serie di mancati introiti con il famigerato paracadute, per alcuni la discriminante che consentiva a determinate società di allestire rose da primato in B a differenza di altri che non potevano sostenere determinati investimenti. In queste ore sono circolati nomi ed ipotesi in merito alla identità dei possibili acquirenti, ma, visto che i trustee non possono parlare con nessuno, logica e buonsenso suggeriscono di attendere. Certo è che dalla Figc sono arrivate delle indicazioni precise: la cessione deve avvenire in maniera trasparente e a soggetti completamente staccati dalla proprietà uscente. Indipendenza ed autonomia sono i requisiti che i nuovi proprietari dovranno dimostrare di avere dinanzi alla Figc. Davanti alla piazza di Salerno, invece, dovranno dimostrare coi fatti la volontà di garantire una discontinuità col passato e col presente per poter dare avvio ad una nuova era che poi sarà valutata e giudicata sulla base delle opere e dei risultati. Come è giusto che sia. Cinque giorni al massimo per chiudere la partita, poi sarà corsa contro il tempo per provare a salvare anche la categoria, messa in pericolo dalle scelte estive sul mercato e fuori dal campo.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto