Il mercato s’è concluso senza squilli per la Salernitana. L’infornata di under, pescati alla rinfusa nell’ultimo giorno di trattative, è servita solo a rendere un po’ meno drammatica – tecnicamente parlando – la situazione della rosa affidata a Castori che aveva a disposizione solo over e che si è visto consegnare, tutti in una volta, Baraye, Anderson, Antonucci, Adamonis, nessuno di questi un titolare, almeno a livello potenziale. Per di più, nessuno dei tre ragazzi di movimento in questione ha una collocazione tattica precisa in campo. Baraye è più che altro un esterno di spinta, tutto da verificare come terzino puro, Antonucci è un giocatore sicuramente talentuoso ma ancora molto incostante e che non ha ancora trovato il suo ruolo ideale, Anderson è già noto da queste parti per la sua buona tecnica, ma deve ancora affermarsi in un ruolo preciso. Abbiamo tenuto fuori dal discorso Dziczek, l’unico che ha una collocazione tattica precisa e che ha già dimostrato qualcosa, ma che, al tempo stesso, deve dare garanzie dal punto di vista fisico dopo i problemi delle scorse settimane. L’assenza di logica che ha caratterizzato, dal punto di vista tecnico, il mercato granata si può racchiudere tutta nelle operazioni che hanno riguardato i portieri: la Lazio doveva sbarazzarsi di Guerrieri e l’ha dirottato a Salerno, ma l’ex del Trapani, peraltro over, fin dall’inizio sapeva che in granata non sarebbe stato titolare, nonostante il contratto biennale siglato. Logica avrebbe voluto che, avendo sotto contratto Micai, un over che è stato messo alla porta per precisa volontà societaria (nessun allenatore avrebbe imposto a Lotito e Fabiani di escludere dalla lista un atleta con tre anni di contratto a cifre importanti) prima che tecnica, in granata arrivasse per primo Adamonis, in quanto under. A centrocampo, perso Akpa Akpro, bisognava puntare su un elemento di maggiore sostanza e peso specifico, capace di assicurare le le due fasi e quindi anche qualche gol. Inoltre, nell’ottica del 4-4-2, Castori non ha un esterno alto mancino affidabile, visto che Cicerelli, Lombardi e Kupisz sono tutti destri, e Baraye è una sorta di jolly. In difesa, poi,oltre al record di portieri, quattro, di cui due fuori lista, si registra anche un insolito boom di centrali, come se si fosse voluto tutto in una volta rimediare alle ristrettezze degli anni passati: Bogdan, Gyomber, Aya, Karo, Veseli e Mantovani si giocheranno due maglie, mentre Casasola e Lopez, saranno figli unici, visto che non ci sono alternative di ruolo, ma solo calciatori che possano adattarsi alla bisogna. In attacco, su Djuric e Tutino niente da dire, Gondo dovrà confermare i progressi della fase post lockdown, mentre Giannetti è rimasto solo perchè non ha trovato la sistemazione giusta, spingendo ad Avellino Fella che avrebbe potuto rappresentare un’opzione importante, sul piano tecnico e motivazionale. Un mercato figlio di errori del passato, condizionato da tare contrattuali, ma anche da una inspiegabile miopia sulla questione under: una società attenta e scrupolosa avrebbe dovuto dotarsi per tempo di giovani di talento e, se per Buongiorno e Coulibaly, come per Carnesecchi, può reggere la scusa che le società di appartenenza non li hanno ceduti, vale sempre la regola che sarebbe stato opportuno e necessario avere un piano alternativo che, invece, è mancato. Oltre a considerazioni strettamente tecniche, valgono, poi, quelle di altro ordine. Per quali obiettivi è stata allestita questa rosa? Quali sono gli auspici ed i propositi della proprietà? Quale mandato è stato affidato alla dirigenza? Salerno attende risposte.
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