Uno dei punti fermi del programma della nuova Governance granata insediatasi ormai otto anni fa a Salerno nel corso di un mega incontro a Palazzo di Città era rappresentato dalla ricostruzione e, successivamente, valorizzazione del settore giovanile considerato un fondamentale caposaldo di quella che nelle idee e nei progetti doveva essere la nuova Salernitana di Lotito e Mezzaroma. Nel solco di una nobile tradizione, ovviamente ignorata dai nuovi proprietari, il club granata avrebbe dovuto rappresentare un formidabile polo d’attrazione e valorizzazione del talento. Lo slogan esposto in quella sede è stato poi ripetuto più volte da Lotito e Mezzaroma che a distanza di tempo ancora continuano a rinfrescare il concetto: “Il settore giovanile è una priorità del club e ancora….. è la strada da percorrere…. l’unica che può aiutare le società medio piccole” e così via… Slogan che fa sempre comodo propagandare perchè assolutamente trendy. Bene cosa c’è di concreto, a distanza di otto anni, di quel nobile concetto espresso e ribadito più e più volte? Praticamente niente. Attenzione la Salernitana ha un settore giovanile, per carità partecipa ai campionati federali, ha una formazione Primavera che prenderà parte anche al prossimo torneo di Viareggio…Sulla carta nulla da obiettare; un’attività c’è ed è anche certificata. Il problema è un altro, molto più pratico. Cosa ha realmente prodotto il lavoro settore giovanile della Salernitana in questi anni? Nulla, praticamente nulla. Nè un risultato di squadra degno di tal nome, né un solo calciatore di valore, eppure di giovanotti ne sono passati a centinaia dalle parti del Volpe. E che non si dica ancora che il tempo a disposizione è stato poco. Nello stesso lasso di tempo, più o meno otto anni, la gestione Aliberti, sotto la direzione tecnica di Enrico Coscia, ha sfornato un numero impressionante di calciatori di qualità, molti dei quali ancora oggi calcano i campi di serie A e B. Dunque l’alibi tempo non tiene assolutamente. Anche per il lavoro del settore giovanile della Salernitana vale, allora, più o meno lo stesso principio della prima squadra. Delle due l’una: o si mantiene in vita il movimento solo perchè c’è un obbligo federale, dunque si tira a campare senza avere al riguardo alcun interesse tecnico, oppure chi è al comando della catena non sa svolgere il suo lavoro visto e considerato che ancora oggi, a distanza di otto anni da quelle belle promesse e premesse, non c’è stato e non c’è un solo calciatore prodotto del vivaio inserito nell’organico della prima squadra.
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