Antonio Candreva meriterebbe la cattedra di interpretazione del ruolo del centrocampista moderno di Coverciano. Se non c’è ancora, chi di dovere provveda. L’ex Lazio non gioca da esterno o da sottopunta, potrebbe anche farlo e a volte capita, ma è essenzialmente il cervello e l’anima della Salernitana, l’uomo a cui scaricare il pallone se pressati o a cui affidare la costruzione dell’azione come fosse un regista avanzato. E poi, visto che là davanti latitano i guizzi di Botheim, che lascia colpevolmente sul prato dell’Olimpico una potenziale occasione, non attaccando con la giusta cattiveria un cross di Candreva, manco a dirlo, il numero 87 decide di accollarsi anche l’onore e l’onere della fase offensiva. Fa tutto lui ma all’interno di un meccanismo di squadra ben congegnato da Sousa che piazza Mazzocchi alto su Llorente, tiene più stretto Fazio in difesa, chiedendo ad uno stoico Lovato di tamponare su El Sharaawy ed affida a Maggiore compiti da regista. Kastanos fa quel che deve dalla cintola in su, Bradaric spinge a sinistra, Coulibaly si esalta nel corpo a corpo, e così, nemmeno quando il gol di Belotti è davvero il canto del gallo, perché la Salernitana pian piano si assesta e si prende il centro della scena. Candreva pareggia con una sassata sotto la traversa, poi replica sotto la curva occupata dai sostenitori granata con un sinistro a giro che è un messaggio al neo ct Spalletti. Se c’è bisogno di esperienza e qualità, Candreva è a disposizione. Luciano da Certaldo avrà preso nota. Poi la Roma effettua quattro cambi in un colpo solo e Sousa replica con Dia per Mazzocchi. La Salernitana cala un po’ e non riesce a sferrare il colpo del ko. La Roma la mette sulla gazzarra. Lotta, corre, picchia. Sambia entra senza la giusta percezione del momento della partita e dalla sua parte i padroni di casa rompono gli argini. Il solito corner serve alla causa romanista, ma Belotti è davvero troppo solo e qualcosa bisognerà rivedere. Legowski debutta con personalità, Mamadou Coulibaly torna a giocare in A dopo un anno e mezzo. Il finale regala brividi ed emozioni, ma il risultato appare giusto anche al fato. Ancora due a due, come nel faccia a faccia di maggio. L’Olimpico non è più tabù, anzi regala ancora sorrisi e pure mezzi rimpianti. La prima è andata ed è stata all’altezza della Serie A per una Salernitana con tante assenze e qualche calciatore ancora sull’uscio. Tra sette giorni il debutto all’Arechi contro l’Udinese sarà un bagno d’amore per i granata di Sousa.
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