Pareggiare è meglio che perdere. La saggezza del grande Boskov torna buona per commentare il pareggio di ieri ottenuto in rimonta dalla Salernitana. Il primo punto stagionale muove la classifica e impedisce al Verona di scappare a più sei rispetto ai granata, traditi in avvio da un eccesso di foga. Troppo sbilanciata, nel tentativo di sbloccare subito il risultato, la squadra di Castori si è fatta infilare da Kalinic, ben imbeccato da Caprari. Il Verona ha spinto prevalentemente sulla sua parte sinistra per sfruttare la tecnica di Lazovic contro Kechrida, apparso più in difficoltà in fase difensiva, ma, forse, semplicemente meno brillante dopo il grande sforzo prodotto contro l’Atalanta. Il Verona ha orientato il suo pressing in modo che fosse quasi sempre Gyomber ad impostare ed anche questa scelta ha pagato. Lo slovacco, però, è apparso meno riottoso a prendersi qualche rischio in fase di appoggio rispetto alle uscite precedenti. Restano in generale i limiti strutturali di una rosa costruita a strappi e senza grande visione di insieme, ma quanto meno ora si vede un’idea di gioco, uno sviluppo in verticale dell’azione che porta alla conclusione verso la porta avversaria perché non si ricorre sistematicamente al lancio lungo, ma si gioca palla a terra. Gondo svolge un lavoro prezioso riuscendo con i suoi continui scatti ad allungare la squadra e a portare la difesa avversaria verso l’area di rigore: in questo modo c’è più spazio tra le linee per Ribery che ieri ha regalato due cioccolatini a Simy e Gagliolo che non hanno trovato l’impatto giusto col pallone. La crescita dei due Coulibaly è confortante. Lassana tiene bene la posizione, Mamadou ha scoperto quanto sia bello fare gol. Sono mancate le forze per l’assalto finale, ma va anche detto che il Verona ha colpito due legni. Il punto non va buttato via, sperando che sia un punto di partenza per costruire un girone di andata dignitoso anche per la classifica in attesa della cessione societaria, condizione indispensabile per poter pensare al futuro.
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