SALERNO: I GOL DI VANNUCCHI, GLI ALBERGHI DI CALA. SOGNI, INCUBI E QUEL SENSO DI ETERNA INCOMPIUTA –

Dieci anni fa Joseph Cala si presentava agli increduli cronisti e tifosi accorsi al Grand Hotel Salerno come nuovo proprietario della Salernitana. Il passaggio di consegne tra l’imprenditore degli alberghi sottomarini ed Antonio Lombardi apparve subito ai

più una sorta di bluff che a dieci anni di distanza si può definire una vera e propria vergogna per l’eco mediatica che ebbe anche a livello nazionale e per quello che accadde nelle settimane successive. Cala durò poco, poi ci fu il ritorno di Lombardi e si inseguirono le voci su una cessione societaria che non si concretizzò prima dell’inevitabile fallimento. In quel 2011 le sofferenze sempre più evidenti del club cozzavano con la voglia di sognare dei tifosi che si strinsero intorno a Breda ed alla squadra che arrivò alla finale playoff, persa il 19 giugno 2011, data che simbolicamente si può far coincidere con la fine della Salernitana dei costruttori e l’inizio dell’era Lotito- Mezzaroma. Tra incubo e sogno, tra illusioni e delusioni, pare che la storia della Salernitana non possa prescindere da questi opposti. Cala fu una parentesi tragicomica, alla quale sono seguiti dieci anni di innegabile stabilità societaria che, però, non hanno portato ai risultati che Salerno sperava e spera di raggiungere. Lotito e Mezzaroma non sono gli ultimi arrivati, hanno tutt’altra credibilità rispetto a Cala, che pure non tardò a trovare sponde e consensi in loco, eppure non sono riusciti a fare quel passo che servirebbe per chiudere un cerchio. Come sempre ripetiamo e come dicono tanti tifosi, non è la serie A in sé quanto l’idea di una progettualità di insieme, di un discorso più ampio che porti ad una vera e profonda identificazione tra club, squadra e città, con un impulso forte all’attività delle giovanili, oggi praticamente all’anno zero, e poi con un approccio serio, realista e concreto al problema della multiproprietà. L’avvicinarsi della gara col Vicenza si incastra in un quadretto ideale che ci porta indietro con la memoria ai gol di Vannucchi, quello bello e maledetto del maggio ’99 e poi quello da cineteca della stagione successiva. Due gol che sono metafora della situazione che vive Salerno, eternamente sospesa tra sogni ed illusioni che poi, quasi sempre, si sono tramutati in incubi e delusioni. Una farfalla dalle ali spezzate, pronta a spiccare il volo e poi costretta a planare precipitosamente a terra, ma sempre decisa a riprovarci, ostinatamente aggrappata alla sua passione, alla sua fede sportiva, a quella maglia che resta patrimonio di tutti e per la quale si è andati ovunque. Ora, però, i gol di Vannucchi sono un ricordo lontano, anche se qualche lacrima ancora riga il volto nel rivederli; fortunatamente Cala è stata solo una bruttissima parentesi; resta da capire cosa ci riserverà il futuro. Anche l’attuale proprietà sembra vivere la stessa situazione che da anni attanaglia Salerno: una sorta di sospensione tra un presente promettente per la classifica ed un futuro che resta fitto di incognite, politiche e regolamentari, ed una domanda che attende ancora una risposta inequivocabile.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto