Per quanto la si voglia minimizzare o, in qualche, circoscrivere, la polemica scatenata dai consiglieri comunali Mimmo e Giuseppe Ventura, ha tutto il sapore di un profondo malessere all’interno della maggioranza che, a Palazzo di Città, sostiene il sindaco Enzo Napoli. La richiesta, esplicita nei toni e nei contenuti, di ripristinare lo spettacolo pirotecnico in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono Matteo è da interpretare, infatti, come un out out dato da esponenti della maggioranza ai vertici di Palazzo di Città. E’ soprattutto la tempistica, oltre al contenuto stesso della richiesta, a creare imbarazzo alla guida politica della città di Salerno perchè, nelle poche righe di comunicato stampa diffuso dai due fratelli Ventura, si condensano concetti e discorsi che da qualche tempo caratterizzano i dialoghi interni alla stessa maggioranza. Non è solo la richiesta di ripristinare lo spettacolo pirotecnico così come richiesto – si legge – dalla stragrande maggioranza dei cittadini salernitani, a determinare imbarazzo, ma anche un preciso riferimento agli investimenti che il Comune fronteggia per l’evento Luci d’Artista e per il concerto in piazza di Capodanno a creare turbative. Solo a Salerno non si onora come si dovrebbe il Santo Patrono – si legge – a fronte di milioni di euro per sciccosissime luci d’artista e per altre manifestazioni pacchiane, passando per i fuochi di Capodanno con la partecipazione di costosissimi cantanti. Una stilettata in piena regola inferta al fianco della giunta che guida l’amministrazione comunale di Salerno, giunta che, fino a prova contraria, i fratelli Ventura anche se in gruppi diversi sostengono. Come è noto la polemica sull’assenza dello spettacolo pirotecnico dal programma dei festeggiamenti in onore del santo patrono ha già animato in passato il dibattito politico cittadino. Decisa per ragioni di sobrietà, la scelta ha sempre avuto, invece, un’interpretazione sostanziale ben diversa, intesa come una ripicca da parte del Comune alle limitazioni imposte dal vescovo Moretti in ordine alla circolazione della statua del Santo Patrono e nello specifico al divieto ai portatori di portare – così come da tradizione – la statua di Matteo all’interno di Palazzo di Città.
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