SANNINO: ERRORI E NERVI TESI

Gli errori fanno parte del gioco. Come le critiche e gli applausi. Ed anche i fischi. Quelli tra cui è uscita ieri la Salernitana e che Beppe Sannino s’è preso per sè cercando di alleggerire il fardello di delusione e responsabilità che grava sulla squadra. Tutto giusto, fin qui. Da condottiero e responsabile tecnico, infatti, Sannino ha fatto da scudo alla squadra, ma, poi, ha voluto, forse, coprire anche altre magagne. In primi luogo, i soliti errori commessi in sede di mercato: un’estate intera a rincorrere Rosina, senza sapere, poi, in quale ruolo sarebbe stato utilizzato dall’allenatore. Poi, i tempi. Biblici, farraginosi, snervanti: perchè ingaggiare Perico, svincolato, all’ultimo giorno di mercato e non prima? Memore dell’esperienza dell’anno passato, la società aveva assicurato che la squadra sarebbe stata allestita per tempo ed invece ci si è ridotti all’ultimo per turare la falla a destra, senza rimpolpare il centrocampo e senza dotarsi in attacco di valide alternative a Coda e Donnarumma, quest’ultimo grande equivoco dell’estate. La Salernitana lo ha trattenuto, ma non alle condizioni sperate dal calciatore che in campo fatica a trovare la via del gol, ma che, forse, ora sta diventando un alibi, uno specchietto per le allodole: due sostituzioni di fila ricevute, sempre con la squadra in difficoltà, non  sono certo una iniezione di fiducia per un giocatore che non sarà ispiratissimo in questa fase, ma che vede la porta e può diventare letale in area a patto di ricevere rifornimenti. E l’equivoco di fondo sta qua. Sannino ha cambiato spartito, scaricando la responsabilità della sua scelta sull’ambiente, la stampa in particolare, che ha spinto per l’impiego di Rosina dietro le punte. Parole che fanno pensare che al tecnico, accolto benissimo da tutti a Salerno, la situazione stia sfuggendo di mano e che, magari, in questa fase sia anche mal consigliato, caricato a molla da chi anche ieri ha preferito restare nell’ombra. Perchè se Sannino ha parlato, andando anche fuori dal seminato e non mantenendo un comportamento consono ad un allenatore professionista, ha fatto ancora più rumore il silenzio della società. Fabiani è rimasto in silenzio, i patron sono rimasti a casa, lontani fisicamente e chissà che questo non sia un indizio. In settimana, dopo la gara di Novara, Lotito aveva lanciato messaggi precisi e la sconfitta di ieri col Vicenza, mai in gol prima della sfida con i granata, ha sicuramente aperto una riflessione sulla posizione di un allenatore, considerato bravo e preparato ma che ha pagato nel corso della sua carriera per via di un temperamento caldo, forse troppo, e che non vince una gara di campionato da molto tempo. Ieri sera, la Salernitana doveva dare un segnale, prendere i tre punti e svoltare. Invece, dopo aver rimontato il doppio svantaggio, s’è fatta beffare dal Vicenza anche per errori dei singoli, ma soprattutto perchè la gestione dei cambi non ha convinto. Sarebbe servito Ronaldo per dare ordine e liberare Odjer da compiti di regia che per il momento risultano troppo gravosi, ed invece è entrato Zito che era stato trascurato a Novara. Non tutte le colpe sono di Sannino, destabilizzato, probabilmente, dal modo di operare di una società che impone i suoi tempi e le sue strategie senza curarsi più di tanto delle aspettative della piazza e delle esigenze dell’allenatore di turno. Infine, un’annotazione sul mercato. La Salernitana ha ancora un posto in lista ed alla luce dei sei gol subiti finora vien da pensare che, come l’anno scorso, la priorità sia quella di rinforzare la difesa. Chissà se la società ci starà pensando. Di sicuro, sta già pensando a cosa fare in caso di nuovo rovescio a Cesena. Menichini già si scalda, come ogni anno la Salernitana è già ad un bivio e rischia di sconfessare le scelte compiute appena due mesi fa.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto