SCAFATI, IL PLAUSO DEL SINDACO ALL’ARMA E LE MINACCE DI MATRONE –

“Continueremo ad operare sempre al fianco delle forze dell’ordine. Con queste parole, il Sindaco di Scafati, Cristoforo Salvati ha espresso il suo plauso  alla magistratura e l’Arma dei carabinieri  per i 21 arresti, tra Scafati ed i comuni limitrofi della provincia di Napoli con accuse, a vario titolo, per estorsione, detenzione e porto di armi comuni da sparo e da guerra, violenza privata e illecita concorrenza con minaccia o violenza, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose, che hanno bloccato i clan in lotta per l’egemonia del territorio. “A nome dell’intera città di Scafati e mio personale – ha dichiarato il Sindaco Salvati – voglio esprimere il più sincero ringraziamento alla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, al Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, colonnello Gianluca Trombetti, per l’importante operazione messa a segno ieri mattina, che ha consentito di consegnare alla giustizia 21 persone ritenute responsabili di estorsioni e danneggiamenti nei confronti di imprenditori e commercianti del nostro territorio”. Intanto emergono ulteriori dettagli  dall’indagine che si è soffermata sull’attentato a casa di Giuseppe Buonocore e l’esplosione, la notte del 14 giugno del 2017  di un ordigno davanti alla serranda del Roxi Bar , intestato al figlio Vincenzo. L’episodio non fu mai denunciato dalle vittime , ma fu raccontato solo attraverso la cronaca giornalistica. Lo stesso Buonocore ascoltato dai pm negò il fatto nonostante una ripresa video che accertava la presenza di un uomo incappucciato che metteva  un ordigno davanti al negozio. Anche in merito all’esplosione di colpi di arma da fuoco alla finestra di Buonocore, l’indagine mette in rilievo che l’episodio  fu valutato  dal boss Francesco Matrone, come un vero e proprio affronto personale a lui stesso  e non al genero vista la presenza nell’abitazione della figlia. “Le mani ve le taglio” disse “se manc’ ‘e can’ è successo qualcosa a mia figlia, le mani ve le taglio e ve le metto in bocca!”: utilizza questa aspra minaccia il boss contro coloro i quali ritiene essere gli autori  del gesto,  ovvero esponenti del clan ridosso.

Autore dell'articolo: Monica Di Mauro