TRADING ONLINE: COSA ASPETTARSI NEI PROSSIMI MESI TRA CORONAVIRUS, VACCINI E INFLAZIONE

La crisi sanitaria ha causato una forte recessione economica, con il PIL italiano calato dell’8,8% secondo le proiezioni UE, una situazione che per molto tempo ha provocato la stagnazione dei prezzi. La pandemia di coronavirus continua a creare una condizione di diffusa incertezza, soprattutto per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini somministrati alla popolazione contro le nuove temute varianti del SARS-CoV-2.

Ad ogni modo, a spaventare gli investitori è soprattutto lo spettro dell’inflazione, con la preoccupazione di un aumento dei prezzi nel corso del 2021. Al momento, le politiche monetarie espansive intraprese dalle banche centrali hanno sostenuto l’economia, le famiglie e le imprese, tuttavia in vista di un possibile incremento dell’inflazione sono già in corso valutazioni su un’eventuale modifica dell’offerta monetaria.

Il rischio inflattivo è senz’altro un segnale di allarme per gli investitori, per questo motivo gli specialisti di TradingOnline.com consigliano di capire innanzitutto come si fa trading in questi frangenti, imparando quali strategie adottare in base ai diversi scenari che potrebbero manifestarsi. La crescita dei prezzi costituisce infatti un fattore rilevante, perciò è indispensabile comprendere come tutelare il proprio capitale e in che modo adeguare gli investimenti, per evitare di farsi trovare impreparati.

Come influisce l’inflazione sull’economia e gli investimenti

Fino a marzo 2020, con l’esplosione dell’emergenza sanitaria e la dichiarazione del primo lockdown, le banche centrali come la FED e la BCE avevano l’obiettivo di mantenere l’inflazione intorno al 2%, un tasso di crescita considerato ottimale per un’economia in salute. Naturalmente, il Covid-19 e la conseguente recessione hanno costretto gli istituti a cambiare approccio, accantonando l’inflazione e concentrandosi sugli stimoli all’economia, ad esempio portando i tassi a zero e aumentando l’offerta monetaria.

Un incremento dei prezzi moderato è essenziale per una crescita economica equilibrata, infatti quando l’inflazione è troppo bassa o negativa si rischia un rallentamento dei consumi, mentre quando è eccessivamente alta il pericolo è il medesimo a causa della perdita di potere d’acquisto. Nel 2020 l’inflazione è stata negativa nell’Eurozona, poco sopra l’1,20% negli Stati Uniti, mentre in questi primi mesi del 2021 i prezzi sono tornati ad aumentare.

Le previsioni ufficiali indicano un possibile incremento al di sopra del 3% in Europa, come stimato dalla Bundesbank, superiore al 2% anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Ovviamente, quando la pandemia sarà sotto controllo sarà del tutto naturale un rialzo dei prezzi, i quali saranno spinti dalla ripartenza dell’economia e dalla voglia delle persone di ritornare alla vita pre-covid, con la ripresa dei consumi e interi settori risollevati da un forte aumento della domanda.

Tuttavia, questo incremento potrebbe essere eccessivo se distorto dagli stimoli senza precedenti proposti dal governo Biden e dall’Unione Europea, con un’immissione monetaria talmente elevata che potrebbe far accelerare l’inflazione in modo esagerato. Le banche centrali, dal canto loro, non sono molte preoccupate dalle ricadute inflazionistiche legate alle loro politiche monetarie, in quanto negli ultimi anni le azioni di tipo espansivo non hanno inciso troppo sulla crescita dei prezzi, lasciando presagire che sia possibile usufruire di un margine maggiore al giorno d’oggi.

Come investire tra pandemia e inflazione

Nonostante le discussioni tra economisti, politici e banchieri in merito all’inflazione, per un investitore è necessario valutare con estrema attenzione le conseguenze della pandemia e dell’aumento dei prezzi. In particolare, l’aspetto principale riguarda la possibile perdita di potere d’acquisto della moneta nei prossimi mesi, un rischio potenziale che potrebbe essere causato dalle politiche espansive della FED e della BCE.

Il dubbio è sulla capacità delle aziende di riprendere la produzione di beni e servizi a ritmi elevati, per soddisfare le esigenze di consumo che le persone, dopo un lungo periodo di taglio dei costi e riduzione degli acquisti, vorranno riprendere dopo l’uscita dalla crisi sanitaria. In questa situazione potrebbero essere in pericolo i rendimenti, erosi dall’incremento dei prezzi, un rischio considerevole soprattutto per gli investimenti a tasso fisso di lungo periodo, tra cui fondi e titoli di Stato.

Al contrario, il mercato azionario rimane un ottimo settore per tutelarsi contro l’inflazione, in quanto in vista di un calo dei rendimenti reali delle obbligazioni sempre più investitori si riverserebbero sulla Borsa, spingendo le quotazioni al rialzo con prestazioni al di sopra dei livelli inflattivi. Ciò vale specialmente nel lungo periodo, mentre nel breve termine potrebbe verificarsi una contrazione dell’azionariato. Un altro asset interessante sono le materie prime, la cui crescita è legata all’aumento dell’attività economica e della richiesta di beni, come dimostra l’incremento del prezzo del petrolio nelle prime settimane del 2021.

Per preservare il capitale in vista di una possibile salita dei prezzi, senza dimenticare l’influenza della pandemia di coronavirus, è consigliabile scegliere sempre obbligazioni indicizzate all’inflazione, titoli a tasso variabile e azioni promettenti nel lungo termine. Inoltre, bisogna sempre considerare asset meno esposti all’aumento dei prezzi, oppure in grado di avvantaggiarsi da questo fenomeno, come le materie prime, i beni rifugio e le criptovalute, valutando sempre ogni decisione in modo consapevole e realizzando opportuni studi di analisi finanziaria.

Autore dell'articolo: Redazione