TRASFORMAZIONE URBANA. CAMMAROTA SCRIVE A NAPOLI

Le scrivo, ancora come per il passato, nella mia qualità di consigliere comunale della città di Salerno, in riferimento all’idea di urbanistica per il prossimo puc e quindi alla più ampia discussione sulla trasformazione urbana della nostra città.

Troppe volte si è svenduto suolo vergine per modificare in maniera irreversibile e radicale il volto, e quindi la storia e il destino, di una città e della sua identità, sulla base di progetti privati di imprenditori privati con lo scopo, legittimo, del lucro.

Ma il bene pubblico, e l’interesse pubblico, è anche altro.

Lei è architetto, sa bene che oggi si afferma, anche legislativamente, l’idea di una trasformazione del territorio la più partecipata possibile, proprio perché il territorio non sia una cosa, ma la casa di un popolo.

Per questo, le trasformazioni urbane e urbanistiche devono incentrarsi sulla persona, perché l’urbanistica o è sociale o non è; per questo, l’urbanistica deve essere partecipata, e quindi l’evoluzione di una identità che afferma la forza di una comunità cittadina, e non solo il suo cemento armato.

Per questo, ho votato trasformazioni urbane a condizione che si mantenesse il tratto identitario di ciò che si andava a modificare, sia che fossero i platani del progetto Feudi, o la fontanella di piazzetta Alario, o la gradinata del Vestuti; ma contro la cementificazione, qui sol per necessità di cassa, di piazza della Concordia.

D’altro canto, imporre ex auctoritate trasformazioni di terreni da agricoli in edificabili con il solo risultato iniquo di far pagare maggiori tasse per un vantaggio che non c’è, o continuare a costruire case in una città che svende i propri appartamenti depauperando le proprietà dei salernitani, non ha senso.

Ben vengano, dunque, i ripensamenti sull’azione urbanistica, ma questa volta non si ripetano errori del passato, le scelte siano partecipate a tutti i livelli sociali con un referendum consultivo sulle scelte esiziali, che consentono alla città di crescere insieme e di non tradire se stessa, perché senza identità il futuro non sarà mai un destino originale.

Autore dell'articolo: Marcello Festa