Ora conoscendolo sulla celebrazione di questi trent’anni trascorsi dal 6 dicembre 1993 quando fu eletto per la prima volta sindaco di Salerno, con la nuova legge che consentiva la scelta diretta da parte dei cittadini, siamo certi che Vincenzo De Luca stia sta facendo i dovuti scongiuri contro quelle che chiama le “seccie”. Scherzi a parte, la fortuna c’entra poco con il successo politico di Vincenzo “a funtana” da trent’anni un riferimento che ha saputo cambiare anche il modo di fare e parlare alla per la politica., Difficile fare una sintesi. Partiamo dalla comunicazione: che è la sua arma principale da molto tempo prima che la caricatura di Crozza lo balzasse agli onori della satira nazionale: Che lo si ami o lo si odi, De Luca è certamente il Re Mida delle parole. De Luca ha saputo colpire alla pancia della gente con una capacità di modulare il linguaggio in base al target di riferimento, ma anche di sfruttare temi forti, dai rifiuti al Covid, per portarsi alla ribalta a nazionale. E’ stato capace di trasformare in argomenti di propaganda nel senso buono del termine anche ambiti scomodi: così mente la Campania era sommersa dei rifiuti anche sulle pagine del New York Times, lui fece passare l’immagine di una Salerno virtuosa che conquistava la cima delle classifiche di riciclona, apriva un impianto di compostaggio e tentò perfino di fare un termovalorizzatore chiedendo a Frank Ghery di disegnarlo. Un sognatore senza freni che usa un linguaggio forte, ma schietto, capace di superare anche le barriere generazionali. I teenager anger del liceo Tasso hanno applaudito quando senza peli ha parlato del suo odio contro i tatuaggi. Fedez si è commosso quando in conclusione del suo epocale podcast con il rapper ha fatto riferimento alla sua battaglia per la salute. Poi la capacità e la modalità di azione: i famosi tempi straordinari per le opere urbane, gli attacchi da sceriffo. Sempre: anche oggi a Salerno si intuisce del suo passaggio perchè non ci sono auto in doppia fila ed i salernitani invece di storcere il naso guardano ai vigili e pensano “deve passare De Luca”, pronti ad applaudirlo in quantità seconda solo a san Matteo santo patrono del capoluogo. Pochi i momenti di declino. Non lo hanno mai scoraggiato le inchieste giudiziarie, ma, come ha confessato più volte, il suo punto debole restano i figli. Piero e Roberto. Viene accusato di averli in qualche modo favoriti nelle ascese politiche ma il vero problema è che a nessuno, forse neanche al primogenito, come si è intuito da alcuni interventi recenti a palazzo di città, sia mai stata data la possibilità di rappresentare il dopo di lui . Una classe dirigente che non riesce a crescere schiacciata dal peso di un imperatore assoluto, che ha rimosso velocemente timidi tentativi di emergerne in autonomia Che, davanti alle preoccupazioni di chi ci sarà dopo di lui, sorride sornione e pensa, impegnato a conquistare il terzo mandato nonostante il Pd, che c’è ancora tempo e modo per trovare una soluzione.
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