VENTURA CAMBIA: 3-4-1-2 CON KIYINE RIFINITORE

Tutto in una partita. Stasera la Salernitana si gioca una grossa fetta di credibilità nel derby con la Juve Stabia in programma alle 21 all’Arechi. Granata reduci da appena due punti nelle ultime tre gare. Vespe che hanno fatto anche peggio, rimanendo ferme al palo dopo il lockdown. Ventura suona la carica, lascia in panchina Djuric e intanto il club fissa il premio in caso di massima serie con tanto di deposito in Lega. Il sodalizio di Lotito e Mezzaroma ha comunicato che stanzierà un milione e mezzo di euro ai giocatori della rosa (con quote distribuite diversamente da elemento a elemento entro il 30 di agosto) in caso di promozione. Probabile che il premio (o una buona parte di esso) sia “figlio” anche della trattativa andata a buon fine sulla rinuncia di un mese e mezzo di stipendi da parte della rosa per via della pandemia. Ma tant’è.

Per cullare il sogno della massima serie è comunque indispensabile riprendere a macinare punti. Il tecnico, che deve fare i conti con la squalifica di Lombardi e con parecchie defezioni in organico, sembrava volesse tornare al canonico 3-5-2. E invece ecco il colpo a sorpresa. La squadra stasera contro le vespe potrebbe cambiare leggermente pelle e piazzarsi con un 3-4-1-2. Con Kiyine nelle vesti di rifinitore ed Akpa quarto di destra. In attacco la coppia Jallow-Gondo.
La squadra ha sostenuto ieri pomeriggio la seduta di rifinitura, ma stamattina ha effettuato un risveglio muscolare sempre al Mary Rosy. Davanti a Micai dovrebbe tornare Billong a guida della retroguardia completata da Aya e Jaroszynski, rispettivamente a destra e a sinistra. Cicerelli invece, non partirà nello starting eleven. L’ex Foggia è stato convocato ma, solo per accomodarsi in panchina. Sulla destra, con Lombardi out per squalifica (per due partite) giocherà Akpa Akpro  con Di Tacchio, Dziczek e Lopez. Tandem offensivo composto da Jallow e Gondo. Ventura prova a sfruttare la rapidità del gambiano per scardinare la retroguardia gialloblù.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta