SALERNITANA: CHE SIA UN PRIMO MAGGIO DI RIFLESSIONE

Il Primo Maggio è il giorno dedicato al lavoro ed alle tante problematiche che attendono soluzioni e risposte. Sul piano calcistico, questo giorno può essere lo spunto per riflessioni approfondite e propositi seri per il futuro. Mentre Gregucci e la squadra proveranno a chiudere a Foggia il discorso salvezza, contro una squadra disperata e che da tempo sopporta forti pressioni ambientali, la proprietà granata ha la possibilità di tracciare già un bilancio di questa stagione che non è andata come si sperava e di trarre insegnamento dagli errori commessi per programmare un futuro migliore. E futuro fa rima con settore giovanile. Ieri sera, una sparuta rappresentanza delle giovanili ha presenziato alla proiezione in anteprima del lungometraggio dedicato alla figura di Bruno Somma, evitando al club una brutta figura. E’ vero che la prima squadra era in viaggio per Foggia, ma almeno un dirigente avrebbe potuto partecipare all’evento per poi raggiungere in un secondo momento il resto della comitiva. Bisogna, dunque, prestare più attenzione al settore giovanile, uscire da certe logiche e pensare in maniera diversa prendendo esempio da realtà che rappresentano l’eccellenza in Italia. Le strutture sono il primo passo. Campi e foresteria per garantire ai ragazzi la possibilità di crescere come calciatori e come uomini, avvalendosi di istruttori qualificati. Occorre investire sugli allenatori, reclutando professionisti che possano vivere ventiquattro ore su ventiquattro la realtà del vivaio. Non si può far leva sempre e solo sull’entusiasmo e la passione di chi presta la sua opera quasi gratuitamente. Bisogna investire sulle figure tecniche e sull’attività di reclutamento dei ragazzi che devono rappresentare la linfa vitale per il club, dovendo, in prospettiva, entrare a far parte anche della prima squadra non come comparse ma come protagonisti. A Salerno è successo in passato e non si vede perchè non possa accadere anche adesso che c’è una proprietà forte, solida e competente. Lotito e Mezzaroma sono da otto anni alla guida della Salernitana ed in questa pazza primavera che declina verso il Centenario con troppa rapidità per certi versi dovranno decidere cosa fare da grandi, dovranno farsi trovare pronti alla prova del nove, inteso come anno di attività a Salerno. Non c’è bisogno di promettere mari e monti, anche perchè la grande e bella provincia di Salerno ne dispone in abbondanza. Occorre un progetto serio e mirato, unica via per riscaldare i cuori e incidere sulle coscienze di chi ormai vive il senso di appartenenza in maniera strettamente privata, non riconoscendosi in un fenomeno esterno che agli occhi di tanti è qualcosa d’altro rispetto al senso profondo, comune. La Salernitana è una cosa seria per i suoi tifosi e merita rispetto da parte della proprietà, dello staff dirigenziale e tecnico e della squadra, ma anche da parte delle istituzioni che non possono cavalcare l’onda a seconda dei momenti. Lotito e Mezzaroma hanno fatto tanto per riportare Salerno nel calcio che conta, ma non possono pretendere gratitudine a vita senza alimentare la passione della gente attraverso una proposta credibile. C’è chi ha operato male ed ha diviso la piazza, tanto che oramai sui social come per strada ci si divide tra pro e contro questo o quello, al punto che quasi si è persa di vista la cosa più importante: la Salernitana come patrimonio di una città che non ha bisogno di promesse, ma di fatti. Lotito e Mezzaroma possono dare una svolta, se vogliono, per poter scrivere da giugno la storia dei secondi cento anni di vita della Salernitana partendo da presupposti nuovi. E’ un’occasione più unica che rara, ma richiede scelte nette. E la voglia ed il coraggio di tagliare i ponti con un presente che non ha futuro.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto