I più ottimisti archivieranno le due sconfitte in serie rimediate dalla Salernitana in trasferta come fisiologiche e figlie di un calo psico- fisico. I più pessimisti staranno già tremando al pensiero di una classifica che si sta ricompattando dal basso. Tra loro, come sempre, c’è la classifica via di mezzo: la Salernitana dei dodici risultati utili di fila è stata il prodotto finale ed estemporaneo – cioè non frutto di un progetto stilato a tavolino – determinato da circostanze di vario genere che ha avuto come suo ingrediente fondamentale la capacità del gruppo di soffrire e di andare oltre le difficoltà causate dagli infortuni ed anche oltre i suoi stessi limiti tecnici. Il rimescolamento delle carte, come più volte detto, ha consentito a Bollini di pescare risorse insospettate, cambiando ruolo ad alcuni calciatori e dando continuità di impiego ad altri. Logico che non potesse andar sempre bene, che prima o poi la Salernitana dovesse incappare in qualche passo falso, ma, già prima che ciò accadesse, si sapeva che il problema non sarebbe stato rappresentato dalla sconfitta in sé ma dai tempi di reazione alla stessa. Dopo Cittadella, dove la Salernitana ha perso contro una delle squadre più in forma del momento, la partita di Brescia era il vero esame di maturità, la partita che avrebbe dato la dimensione non tanto tecnica ma caratteriale della squadra granata. Come il vero pugile si valuta dalla sua capacità di rialzarsi dopo essere finito al tappeto, così anche una squadra di calcio deve dimostrare il suo valore dopo aver avuto un risultato negativo. Purtroppo, a Brescia, la Salernitana ha fallito perdendo il confronto sul piano della voglia, dell’intensità, della rabbia contro una squadra in crisi ma per questo ancor più pericolosa. Il gruppo di Bollini sapeva bene che avrebbe trovato un Brescia disperato e avrebbe dovuto affrontarlo in altro modo, facendo appello a quell’umiltà e a quello spirito di sacrificio che nel recente passato ha sfoggiato e che gli sono valsi elogi ed applausi. Al di là dell’appannamento fisico di qualche elemento, delle scelte non sempre ispirate di Bollini anche a gara in corso, il dato che più preoccupa è questo: la Salernitana deve ricordarsi di essere arrivata quasi in cima alla classifica proprio perchè ha saputo ed ha avuto voglia di soffrire; se non ritroverà ferocia agonistica e spirito di sacrificio, sarà costretta ad un campionato mediocre. Da Brescia è arrivato il secondo e più preoccupante indizio di una inversione di tendenza che va stoppata sul nascere anche grazie ad una attenta gestione dello spogliatoio. L’esclusione di Zito dai convocati, voluta dalla società, è un episodio che fa capire quanto il mercato sia già entrato nel vivo, ma al tempo stesso questa ed altre situazioni non devono intaccare la serenità del tecnico e del gruppo. Sabato prossimo, contro il Perugia, Bollini potrebbe rilanciare Sprocati dal primo minuto sperando che il suo ingresso in squadra serva anche a rivitalizzare Bocalon e gli altri attaccanti, da troppo tempo a secco. Per prima cosa, però, la Salernitana dovrà ritrovare stimoli e fame. Perchè la B resta una giungla e non puoi affrontarla senza il coltello tra i denti.
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