Ventisei punti in classifica, a quattro dalla zona playoff e con tre di vantaggio su quella playout, la Salernitana giunge alla sosta col fiato corto e con le idee annebbiate. La serie positiva di dodici gare firmata da Bollini nel periodo di massima emergenza è una sorta di assicurazione sulla vita, nel senso che ha permesso alla Salernitana di tenersi fuori dalle secche della bassa classifica e di galleggiare nella pancia del gruppo. E’ stato proprio quando il gruppo granata s’è trovato proiettato un po’ più vicino alla vetta che sono venuti al pettine tutti i nodi perchè proprio allora ci sarebbe voluto un salto di qualità che non è nelle corde della rosa attuale sia dal punto di vista tecnico sia caratteriale. Del resto, se è vero che festeggiare con un pizzico di goliardia qualche vittoria particolarmente significativa è anche lecito, è altrettanto vero che proprio alcune manifestazioni di eccessiva euforia per dei traguardi parziali tagliati sono la riprova della scarsa abitudine a vincere che differenzia le squadre che sanno quale sia la loro dimensione da quelle che vivono alla giornata. E la Salernitana è tra queste,m nonostante Lotito e Fabiani le abbiano appiccicato con ostinazione l’etichetta di fuoriserie, di squadra da playoff, facendo scontare a Bollini, attraverso l’esonero, colpe solo in parte sue e, comunque, circoscritte ad un periodo limitato, visto che, dopo un intero girone di andata, i punti conquistati sono lo specchio fedele del valore dell’organico allestito in estate con le più volte evidenziate lacune e contraddizioni in cui è caduto ben presto anche Colantuono, che a Palermo ha provato a cambiare registro propinando alla squadra il 3-5-2 che era stata la ricetta contro l’emergenza di Bollini. Eppure, il nuovo allenatore aveva avuto la felice intuizione di schierare Kyine come rifinitore, ma il marocchino è rimasto in panca a Palermo anche dopo lo svantaggio. E’ vero che la Salernitana si è trovata a dover fronteggiare l’inferiorità numerica, ma è pur vero che non c’era nulla da perdere e, dunque, l’inserimento di un elemento offensivo, che fosse Kyine o Sprocati o anche Alex il discorso non cambia, appariva inevitabile ed invece Colantuono ha atteso il raddoppio dei padroni di casa prima di concedere otto inutili minuti a Sprocati. Ora c’è la sosta che arriva opportuna perchè la Salernitana deve rigenerarsi sotto tutti i punti di vista, chiarendo gli equivoci che si trascina dietro da troppo tempo. Su tutti quello legato a Rosina, in campo a sorpresa col Foggia, e non convocato per la gara di Palermo al pari di Popescu, Asmah e degli infortunati Schiavi e Gatto, oltre a quelli di lungo corso. Insomma, c’è da tirare una linea e programmare un girone di ritorno da vertice, se le ambizioni della proprietà sono quelle di centrare i playoff. Il campo ha detto senza tema di smentite che all’appello mancano un attaccante in grado di dare peso, gol e profondità, ed innesti di un certo spessore a centrocampo dove Signorelli continua ad arrancare. Tre punti in tre partite, due moduli utilizzati e qualche scelta non proprio condivisibile: l’avventura di Stefano Colantuono in granata ha avuto un avvio da montagne russe ed anche per il tecnico la sosta sarà un periodo importante per conoscere meglio la squadra, chiedere i rinforzi adeguati e tracciare una precisa direzione tattica. Arrivata al giro di boa con le pile scariche, la Salernitana deve ricaricarsi e, soprattutto, decidere una volta e per tutte cosa voglia fare da grande.
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