AGO: 25 ANNI FA QUEL MALEDETTO COLPO AL CUORE

“Semplicemente Guidaci ancora Ago”. E’ passato un quarto di secolo dalla tragica e prematura scomparsa di Agostino Di Bartolomei che quel 30 maggio di 25 anni fa a san Marco di Castellabate decise di farla finita. Pochi giorni dopo la Salernitana con cui aveva chiuso una straordinaria carriera da calciatore, avrebbe giocato a Roma, nella sua Roma, all’Olimpico, il suo stadio, contro la Lodigiani per la gara di andata delle semifinali Playoff. Era l’inizio di Rossilandia e gli ultras granata, che invasero la capitale, dedicarono al capitano appena scomparso uno striscione che ancora riecheggia nell’Olimpo – in questo caso – della storia del calcio. “Semplicemente guidaci ancora Ago”. Detto fatto. Quella Salernitana pareggiò a Roma e stravinse all’Arechi, approdando in finale contro la Juve Stabia a cui toccò la stessa sorte al San Paolo di Napoli.

Un colpo al cuore: così il capitano della Roma dello scudetto pose fine alla sua esistenza terrena esattamente a dieci anni di distanza dalla più brutta e dolorosa sconfitta patita su un campo di calcio, la finale della Coppa dei Campioni che la squadra giallorossa perse all’Olimpico contro il Liverpool dopo i calci di rigore. Di Bartolomei aveva chiuso la sua carriera da calciatore con la maglia della Salernitana. Al Vestuti aveva regalato agli estasiati tifosi granata due anni intensi, in cui aveva conosciuto l’amarezza della tribuna prima dell’ultimo, trionfale giro di campo dopo la storica promozione in cadetteria che la squadra di Ansaloni conquistò il 3 giugno 1990, dopo aver pareggiato in casa contro il Taranto. In quella domenica di pioggia, insolita per il periodo, si chiudeva l’era del Vestuti, che sarebbe stato sostituito dall’Arechi, e la carriera del grande campione, passato dai fasti della Roma e del Milan alla serie C senza mai dare l’impressione che per lui quello fosse stato un declassamento. Venticinque anni dopo, Agostino Di Bartolomei continua a rappresentare una guida per la tifoseria granata, un punto di riferimento a cui guardare nei momenti difficili. Playoff venticinque anni fa, playout adesso. A volte il destino è beffardo. L’obiettivo è sempre lo stesso, la seconda lettera dell’alfabeto. Da conquistare come allora o da salvare come adesso. “Guidaci ancora Ago”, quel messaggio, quello striscione che era grande quanto la curva dell’Olimpico, oggi vale più che mai.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta