CARCERE DI SALERNO, NASCE UNO SPORTELLO PER I DETENUTI –

Il carcere non è solo contenimento ma anche accudimento ed integrazione. I dati oggi confermano che il carcere è un’azienda in fallimento, l’80% delle persone che escono dal carcere poi ci ritornano. Da queste considerazioni questa mattina il Garante delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello ha presentato presso la Casa Circondariale di Salerno lo sportello socio-legale assistenziale, promosso dall’Ufficio del Garante e gestito dall’Associazione “Il Faro”, che vede coinvolto l’istituto penitenziario di Fuorni e l’ICAT di Eboli. Per il Garante, Samuele Ciambriello: “L’obiettivo del progetto è favorire,

l’orientamento ai servizi socio assistenziali e del mondo del volontariato, oltre che ad aiutare i detenuti ad avere informazioni ed orientamenti legali per la tutela dei diritti dei ristretti”.
Samuele Ciambriello, Garante delle persone private della libertà personale.

L’appuntamento di oggi è stata l’occasione per la neo Direttrice della Casa Circondariale di Salerno Rita Romano per scattare una fotografia del carcere Fuorni piu’ volte balzato agli onori della cronaca per il quale da tempo i sindacati rimarcano un sovraffolamento. Ad oggi nella struttura di Salerno si contano 461 detenuti uomini e 43 donne ai quali vanno aggiunti 16 persone in regime di semilibertà, per un totale di 520 persone a fronte di una capienza di 367 con un sovraccarico di 153 detenuti. Ambiziosi i progetti del nuovo direttore che ha rimarcato l’importanza di una pena giusta prima che certa.

La presidente dell’Associazione “Il Faro”, Anna Ansalone ha dichiarato: “Gli operatori dello sportello hanno seguito tra le due realtà penitenziarie in solo quattro mesi, una sessantina di detenuti, grazie al supporto dell’ufficio del garante, che ha offerto l’occasione di ampia partecipazione alla conoscenza ed esercizio dei diritti da parte delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, dando attuazione al principio, sancito dalla Costituzione, ma troppo spesso disatteso, della finalità rieducativa della pena”.

 

Autore dell'articolo: Barbara Albero