COVID-19, CALCIO E RIPRESA. E’ TUTTA UN’INCOGNITA…

Si continua a sfogliare la margherita. Tra ripresa… attesa e chi si iscrive al partito del no. Fino ad arrivare alle dichiarazioni del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora intervenuto a Tg2 Post: “Mercoledì la Figc mi presenterà il protocollo per gli allenamenti. Oggi non posso dare per certi né l’avvio del campionato né quello degli allenamenti il 4 maggio, se prima non esistono le condizioni per il Paese. Dobbiamo capire se il calcio è pronto per la ripartenza con gli allenamenti, valuterò con molta attenzione, ma questo non deve dare l’illusione che riprendere l’allenamento vuol dire riprendere il campionato”. Copia-incolla da parte dell’Aic. Non significa «subito» oppure «a tutti i costi», perché «persiste una situazione emergenziale nel nostro Paese». Lo ha scritto l’Assocalciatori, dopo aver analizzato il protocollo redatto dalla Commissione scientifica federale. In contemporanea, si sono riuniti i medici dei club di Serie B. Presente per la Salernitana il responsabile sanitario Andrea D’Alessandro. I dottori sono «divisi» sull’attuazione delle linee guida prospettate dalla Commissione scientifica federale della Figc al Governo. Ieri in riunione sono emersi molti pareri contrari, soprattutto alla luce della disponibilità piena e totale che il medico dovrebbe dare – da protocollo – al ritiro, tralasciando l’occupazione prioritaria. In molti casi si tratta, infatti, di medici di famiglia.

Le riunioni, alla stregua dell’assemblea di Lega A sono servite ad esternare ed a chiarire dubbi in funzione del vertice convocato dal Ministro dello Sport, Spadafora con Federcalcio e Leghe, in programma domani a mezzogiorno, alla presenza di delegati arbitrali, Aic e medici sportivi.. “Quello che mi interessa è che riparta tutto lo sport, non solo il calcio di Serie A. Il mio obiettivo è di pensare alla Serie A, a tutto il mondo dello sport e a tutti gli italiani che vogliono riprendere a fare l’attività fisica”. L’azienda calcio ed i suoi dipendenti ondeggiano tra la premura di ripartire in sicurezza e la necessità di fatturare. «Oggi i calciatori sono consapevoli che non possano restare 4, 5 mesi senza stipendio, altrimenti dovrebbero dedicarsi ad altra attività – ha detto il rappresentante Aic Danilo Coppola, al termine del Consiglio direttivo – Il protocollo è un primo passo, attuabile. Poi il tempo dirà se saremo sulla strada giusta”.

«L’esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischiano di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L’auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano». Coppola ha chiarito: «Il rischio zero non esiste, altrimenti non dovremmo riaprire l’Italia, ancor prima di pensare di riaprire i centri sportivi. Possiamo, invece, immaginare un rischio minimo, cioè vicino allo zero. Il margine diventa ridotto, se tutte le società di calcio, senza alcuna eccezione nel contesto professionistico, si attengono al protocollo.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta