CRISI SALERNITANA: I NODI VENGONO AL PETTINE

Non è uno scherzo di carnevale, ma un dato di fatto. Una triste realtà. La medicina Gregucci non si sta rivelando la cura adatta per la Salernitana, malata evidentemente di carenze strutturali, psicologiche e di varia altra natura. Giusto puntare l’indice su alcune scellerate decisioni tecniche che – ultime in ordine di tempo domenica scorsa a Perugia – hanno contribuito alla debacle contro il Grifone al Renato Curi in un autentico scontro play off. Ma altrettanto doveroso rimarcare le deficienze di un organico a più riprese evidenziato dall’informazione. Almeno quella libera e senza bavagli. Dall’inizio dell’avventura nell’anno del centenario si è puntato l’indice sull’assenza di un bomber da doppia cifra in grado di garantire gol pesanti per l’obiettivo post season. Niente di tutto questo. Si era pure detto dell’assenza di alternative a Vitale sulla corsia di sinistra. Il risultato è stato la partenza di Vitale a gennaio e l’arrivo di Lopez su quella fascia con l’oggetto misterioso Memolla che ancora non si è visto in campo. Per non parlare dell’attaccante. Calaiò ha numeri ed esperienza da vendere, ma anche una carta d’identità stropicciata dal tempo che doveva far fare delle valutazioni accurate. L’arciere non giocava da 9 mesi, non aspettava che una chiamata e sarebbe stato opportuno – se proprio non si è riuscito a trovare altro sul mercato (Ceravolo non era certo il solo, pensiamo ad un Di Carmine, come a tanti altri bomber in cerca d’autore) – prenderlo a inizio campagna di riparazione. Già, il mercato di gennaio. La piazza si aspettava una risposta dalla proprietà e dal management. Le “risposte” non sono state giudicate all’altezza. Anzi. A dispetto delle dichiarazioni di facciata (difficile trovare qualcuno di questi tempi e in tutti i campi che alzi la mano e dica: ho sbagliato), il campo ha detto e sta dicendo il contrario. I numeri del resto non tradiscono mai e sono sotto gli occhi di tutti.

Gregucci è riuscito a fare peggio di Colantuono fino a questo momento. La media dell’attuale nocchiero granata è di 1,27 a partita, considerando le 11 panchine da quando è salito per la terza volta sulla tolda della nave. L’allenatore di San Giorgio Ionico ha conquistato la miseria di 14 punti, frutto di quattro vittorie, due pareggi e ben cinque sconfitte. Il suo predecessore Colantuono, prima delle dimissioni aveva conquistato 20 punti in 15 partite, con una media di 1,33 a gara. C’è di più. Greg è riuscito a fare peggio anche dell’ultima esperienza di Bollini sulla panchina granata che collezionò 23 punti in 18 gare con la media di 1,28 ad incontro. Come se non bastasse, a voler dare una rapida scorsa al passato di Gregucci in granata, il tecnico quest’anno sta abbassando notevolmente il suo score sulla panchina dell’ippocampo. Nel 2004-’05 chiuse con una salvezza da subentrato ad Ammazzalorso con una media di 1,37 a partita. Nella gestione Lotito-Mezzaroma, invece, giusto cinque stagioni or sono, da subentrato a Perrone, una media importante di 1,57 a match. Quest’anno il calo. Vertiginoso. Figlio di responsabilità sue, ma di certo non soltanto sue.

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta