DONNARUMMA VITTIMA SACRIFICALE

La tanto inflazionata continuità passa per l’altrettanto inflazionato equilibrio. Lo spread in questo caso deve essere minimo per ottenere risultati incoraggianti in campionato. In termini di punti s’intende. Sannino si alterna tra il ruolo di alchimista, economo, professore, matematico, insegnante. Queste prime otto giornate del torneo cadetto hanno comunque dato un primo quadro della situazione. A tal punto che l’allenatore si è visto subito costretto a riporre nel cassetto il suo marchio di fabbrica, il 4-4-2 per mancanza di ali di ruolo. Non è un caso che le uniche due partite vinte dai granata, entrambe all’Arechi, sono arrivate con una difesa a “3” supportata da due esterni che coprivano in lungo e in largo tutta la fascia. Ma se con il Trapani di Cosmi, si è riuscito a far coesistere i tre tenori Coda, Donnarumma e Rosina contro il Benevento Sannino ha dovuto sacrificare Donnarumma sull’altare dell’equilibrio. Il risultato gli ha dato ragione. Ma non solo quello.

La squadra è apparsa più equilibrata, capace di supportare meglio un attacco inedito in cui Rosina girava intorno alla torre Coda. A centrocampo, poi, Della Rocca è stato protetto dai dioscuri Busellato e Zito consentendogli di cucire, ragionare e infilzare pure la retroguardia sannita. C’è di più. In difesa i tre centrali coperti da Improta e Vitale che stantuffavano sulle due fasce hanno avuto vita facile rispetto al solo Ceravolo impiegato da Baroni come unico riferimento davanti a tre rifinitori. Che questa sia la quadratura del cerchio è difficile dirlo. Due indizi però fanno una prova. Il primo, imprescindibile, è quello della difesa a “tre” o a “cinque!” che dir si voglia. Il secondo molto più delicato è quello del sacrificio di uno dei tre attaccanti. Uno tra Coda, Donnarumma e Rosina rischia di essere di troppo. Contro il Trapani la squadra è stata capace di reggere i tre tenori. La settimana successiva, però, alla controprova in quel di Ferrara contro la Spal è arrivata la stecca. Pesante. I tre ceffoni con i tre tenori in campo. Ecco perché Sannino, domenica scorsa, nella partita più delicata della sua stagione in granata, ha giocato al rischiatutto tenendo fuori Donnarumma, giocandosi praticamente la panchina. Al di la del risultato, come si diceva, la squadra ha mostrato equilibrio. Nei reparti, tra le linee, nelle geometrie ed anche nel pressing – asfissiante – che ha soffocato il Benevento nel primo tempo ipotecando il successo. Di qui a dire che Donnarumma sarà la vittima sacrificale di scelte tattiche ce ne passa. Anche perché non è detto che tocchi sempre a lui. Ma le parole del tecnico che subito dopo il derby ha spiegato la panchina per una questione di equilibrio appunto, la dicono lunga sulla staffetta che rischia di innescarsi quest’anno nel pacchetto offensivo granata.

 

Autore dell'articolo: Eugenio Marotta