Il minimo stagionale di presenze all’Arechi, poco più di seimila e trecento spettatori, per la gara di sabato col Carpi è un urlo nel silenzio che dovrebbe fare tanto rumore. In fondo, quella con gli emiliani era una grande occasione per irrompere in zona playoff: avesse vinto, infatti, la Salernitana avrebbe scavalcato la squadra di Calabro in classifica e si sarebbe messa all’inseguimento dell’ottava piazza. Eppure, neanche questa prospettiva ha fatto breccia nel cuore di molti tifosi che sono rimasti a casa, delusi dall’andamento del mercato che ha confermato la mancanza assoluta di ambizione e di una linea tecnica precisa, circostanza che è suffragata dalle notizie delle ultime ore di mercato in cui la Salernitana ha trattato più calciatori, anche diversi tra loro per caratteristiche, a testimonianza del fatto che non sapesse più quali pesci prendere. Al di là di tutto, però, sarebbe bastato poco per richiamare la gente allo stadio, ma l’atteggiamento freddo e distaccato della proprietà, che non era presente allo stadio, il perenne stato di clausura in cui si è relegata la squadra, che si allena sempre a porte chiuse come se ci fosse il rischio di chissà cosa, fanno sì che il processo di progressiva fuga dall’Arechi sia divenuto inesorabile ed inarrestabile. Non irreversibile perché Salerno ha troppo amore per la sua squadra di calcio e, dunque, saprà rispondere nel momento del bisogno, ma non è questo il punto. Se si vuole ricreare davvero un clima sano, se si vuole stabilire un patto basato sulla fiducia e la stima reciproca da parte delle varie componenti, è necessario fare sfoggio di chiarezza senza tanti giri di parole. Ora l’obiettivo che la Salernitana deve porsi è conquistare presto quei venti punti che servono per evitare pericolosi coinvolgimenti nelle zone basse della classifica. E sarà importante riuscire a conquistarli insieme ai tifosi e, per questo, occorre che la società, i patron anzi, scendano in campo, dichiarando programmi e progetti in maniera netta, esplicita. L’anno prossimo ci sarà la ricorrenza del centenario e sarebbe buona cosa arrivare a questo appuntamento con altre premesse, ben diverse da quelle attuali. Intanto, all’orizzonte c’è la sfida di sabato col Pescara di Zeman, che non se la passa bene e che vorrà provare a riscattare i recenti rovesci con Perugia e Frosinone. Ancora e sempre in emergenza, specie in mediana, la Salernitana dovrà fare di necessità virtù, ma l’arte di arrangiarsi è una risorsa che questo gruppo ha già tirato fuori sotto la guida di Bollini. Non resta che sperare che anche Colantuono riesca a toccare le corde giuste, fermo restando che dal recente mercato era lecito attendersi di più perchè se l’Arechi è quasi una cattedrale nel deserto un motivo, neanche tanto recondito, ci sarà.
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