Compiacere la volontà dei sottoscrittori della petizione. Quello che la preside dell’IC Matteo Mari, Mirella Amato scrive chiaramente nella lettera con la quale si è opposta alla nuova ipotesi di accorpamento tra il suo istituto comprensivo Matteo Mari e la scuola Barra, è l’errore che, a Salerno, ha di fatto, generato la guerra tra famiglie sull’ipotesi di dimensionamento scolastico . Il piano imposto dal Governo nazionale per accorpare le scuole con meno di 900 alunni è un obbligo di legge contro il quale in primis la regione Campania si era battuta intraprendendo una battaglia legale che ha dato ragione al governo nazionale e avviato di fatto la riduzione non delle scuole, ma delle dirigenze. Accorpare significa unire la parte ammnistrativa e non chiudere un plesso. Per questo coinvolgere i genitori è un errore perchè le famigli sono in misura minor coinvolte nelle modifiche. Ma aver dato ragione ai genitore della vicinanza con la proposta di modifica alla delibera regionale apre un nuovo fronte : e come scrive Mirella Amato nella lettera indirizzata oltre che all’assessore anche al Ministro dell’Istruzione anche i genitori della Matteo Mari potrebbero contrastare tali modifiche, ed a maggior ragione. Costituire una nuova istituzione scolastica che aggreghi la scuola Barra (sita nella zona portuale della città, confinante con il comune di Vietri sul mare) con la scuola Mari, sita nella zona Torrione, ben distante dalla Barra, non segue alcun criterio di territorialità, e crea un Istituto di più di 1500 alunni, sviluppato sui plessi di: Barra, Lanzalone, Abbagnano, Posidonia e Mari. In tali condizioni, sarà difficile per me operare con la dedizione pedagogica, di conoscenza delle persone e di relazione diretta con famiglie ed alunni che contraddistingue da sempre il mio operato, per scelta etica e per lunga storia familiare, di amore alla Scuola ed agli alunni. Invece, la soluzione prospettata dalla delibera regionale, al punto 29, con la quale l’istituto comprensivo Mari, completava l’Istituto Comprensivo, il plesso Posidonia, era ampiamente condivisa dalla comunità scolastica. “Sono un Dirigente dello Stato, ad esso ho dedicato la mia vita ed il mio lavoro quotidiano, con ogni sforzo e con tutte le mie forze; con uguale dedizione mi occuperò degli alunni che lo Stato mi vorrà affidare, dei quali rispondo innanzi agli uomini ed innanzi a Dio. Naturalmente, mi preme sottolineare che un simile lavoro debba poi trovare una stabilità operativa, dal punto di vista amministrativo, del personale coinvolto e dei plessi scolastici, negli anni a venire, e non sia oggetto di nuove modifiche. Pur tuttavia, sottolineo la necessità di considerare oggettivi criteri orientati al benessere dei cittadini; chiedo ai decisori politici che, nel prendere le decisioni finali, siano fermi nella tutela lungimirante del territorio, senza cedere alle richieste di coloro i cui interessi sono circoscritti a pochi anni, ovvero fino al conseguimento del primo ciclo di istruzione dei propri figli. Il nostro sguardo vada, invece, alle generazioni a venire
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