C’è stata una nota stonata nella notte del derby. Non è stato tanto il risultato negativo a far rumore, anche se perdere non è mai bello, quanto la modalità silenzioso attivata dai patron. Marco Mezzaroma ha posato in alcune foto con dirigenti ed atleti della Rari Nantes, mentre Claudio Lotito è stato immortalato in tribuna rossa, intento ad assistere alla gara così come il Governatore della Campania, con cui nei mesi scorsi aveva avuto qualche screzio che, pare, sia stato chiarito. A partita conclusa, Lotito è solo passato per la sala stampa, salutando i cronisti ma non fermandosi per rilasciare qualche dichiarazione che, di certo, non sarebbe stata inutile vista l’occasione. Il patron avrebbe potuto commentare la prova della squadra, dire la sua sulle prospettive future, ma, soprattutto, avrebbe potuto spendere qualche parola per i tanti tifosi presenti. Tante volte, infatti, la proprietà era stata pronta a bacchettare la tifoseria, troppo distatta, troppo lontana dai botteghini e, dunque, dallo stadio ed invece nella notte del derby, per il quale era stata anche indetta la giornata granata, la risposta importante di Salerno, la presenza massiccia di tanti tifosi allo stadio non ha suggerito ai patron nulla, né una parola, né un gesto di ringraziamento, da abbinare, magari, a qualche promessa più concreta. Il tutto mentre il patron del Benevento, Vigorito, aveva appena celebrato la sua vittoria non solo per il risultato conseguito sul campo ma anche per il suo modo di lasciare l’Arechi, applaudendo, ricambiato, anche i tifosi granata e non solo quelli sanniti a cui ha promesso la promozione, non solo con le parole. Vigorito sta facendo tutto ciò che è in suo potere per portare in alto il suo club e rendere felice la sua gente. A Salerno, vien da chiedersi, stanno facendo altrettanto i cognati romani? Un conto, infatti, è iscrivere la squadra, pagare gli stipendi, allestire un organico adeguato al campionato di pertinenza, un altro è avere uno slancio anche affettivo, una determinazione feroce, una voglia riscontrabile nei fatti di provare a centrare un determinato risultato. Per non parlare della gestione del post derby, in cui si è data la ribalta alla vicenda Calaiò. Il giorno dopo la sconfitta nel derby si sarebbe potuto parlare in maniera costruttiva della partita, della risposta calorosa della gente, della maturità di un pubblico che ha saputo apprezzare l’impegno al di là della delusione comprensibile per il risultato ed invece si è ritenuto più importante procedere ad una comunicazione la cui tempistica continua a destare molte perplessità. Una decisione presa quasi di fretta tanto da far pensare ad un atto riparatorio, ironia della sorte proprio nella settimana in cui Ventura deve fare i conti anche con la defezione di Jallow. Lascia il calcio a metà settembre un atleta che ha subito un grave infortunio, che è rimasto senza contratto, non uno che ha ancora un contratto, si è allenato regolarmente fino al giorno prima e che si sentiva nel pieno delle forze ed in grado di giocare. Affermare che Ventura sapesse di questa eventualità, è un modo come un altro per provare a mettere in cattiva luce il tecnico: quale allenatore, infatti, accetta di inserire in lista un calciatore che da un momento all’altro può smettere senza la possibilità che venga sostituito da un altro? Su questo punto sarà quanto mai interessante raccogliere la testimonianza dell’ex ct.
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