LA SALERNITANA SPAVENTA LA DEA

Un colpo esterno sfiorato, svanito a due minuti dalla fine. La consapevolezza di aver fornito un’altra prestazione da squadra consapevole e matura, in grado di non andare in affanno neanche davanti al forcing dell’Atalanta. La Salernitana e i duemila tifosi granata presenti ieri sera al Gewiss Stadium tornano a casa con un punto e finanche qualche rimpianto: a Bergamo la squadra di Nicola è stata sempre dentro la partita con la testa e con le gambe, ma anche col cuore. Brava a reggere l’urto del tridente pesante della Dea, nonostante l’emergenza in difesa, dove Ruggeri ha giocato da terzo centrale, la squadra granata ha sfruttato la superiorità numerica a centrocampo, sganciando a turno una delle mezze ali ed infatti Ederson ha trovato la via del gol su sponda aerea di Djuric, pescato in area da un preciso lob di Mazzocchi. Verdi ha giocato una partita a tutto campo, tenendo palla e rincorrendo gli avversari, dando prova di godere di un’ottima condizione fisica ed anche di aver ritrovato quella fiducia che da tempo non sentiva più intorno a lui. Davanti a Sepe sono stati quasi perfetti Gyomber e Fazio, bravissimi a giocare d’anticipo come a tamponare quando uno degli attaccanti di Gasperini era riuscito a procurarsi un minimo spazio per puntare la porta. Attenta, compatta, solida, lucida, la Salernitana ha cominciato la ripresa con l’intenzione di raddoppiare e ci è andata vicina con Bohinen e Lassana Coulibaly, ma anche con Ederson e Verdi. L’Atalanta ha avuto più possesso palla, ma la squadra di Nicola ha avuto occasioni importanti, frutto di combinazioni e movimenti provati e riprovati e che ora stanno funzionando. I centrocampisti granata hanno offerto nel complesso una prestazione di spessore elevatissimo, abbinando qualità e quantità e mostrando tempi di gioco e di inserimenti notevoli. Dopo Strada nel 1995, è toccato non a caso ad un altro centrocampista, Ederson, sfatare il tabù orobico visto che la Salernitana aveva segnato un solo, peraltro inutile, gol a Bergamo fino a ieri sera. Forse, il rammarico vero per la partita con la Dea è da ricercarsi nell’impatto non del tutto pari alle aspettative di chi è subentrato. Sull’azione del gol del pareggio Dragusin non ha fatto quel passo avanti che avrebbe messo in fuorigioco Pasalic, ma è anche vero che la palla filtrante di Malinovsky è stata precisa e geniale ed è passata tra le gambe di Kastanos che ha pasticciato un po’ troppo col pallone tra i piedi, mentre Bonazzoli non sempre ha saputo gestire il pallone. Mousset è apparso ancora spaesato e ha sbagliato quasi tutte le scelte. Nel complesso resta l’impressione di una squadra vera, unita, convinta, con un obiettivo comune da centrare. La rimonta è stata quasi completata, ora bisogna piazzare lo sprint decisivo.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto