LEGAMBIENTE, ECCO I COMUNI RICICLONI IN PROVINCIA DI SALERNO –

Sono 107 i Comuni Rifiuti Free in Campania, quelli cioè dove ogni cittadino produce, al massimo, 75 Kg di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento. A renderlo noto oggi è Legambiente che con soddisfazione registra in tutta la Regione un incremento del +26% rispetto lo scorso anno. Aumentano anche i comuni ricicloni che superano

il 65%: sono 282 La Provincia di Salerno è più virtuosa, seguita da Benevento.
Analizzando il dossier di Legambiente, la Provincia più virtuosa per i Comuni Free spetta a Salerno con 44 comuni, segue la Provincia di Benevento con 40 comuni. Più distaccata la Provincia di Avellino con 13 comuni. Ancora in ritardo la Provincia di Caserta e Napoli dove si trovano rispettivamente 6 e 4 comuni. Tra i comuni sotto i 5.000 abitanti in Provincia di Avellino è Comune di Domincella il più virtuoso, Ginestra degli Schiavoni per Benevento , Galluccio per Caserta, Visciano e Morigerati rispettivamente per la Provincia di Napoli e Salerno. Per i comuni tra i 5000 e 15.000 in Provincia di Benevento premiato il comune di Montesarchio, Arienzo per Caserta e Olevano Tusciano per Salerno. Per i comuni oltre i 15mila abitanti riconoscimenti solo per Ottaviano (Na) e Baronissi.
Sono 282 i comuni ricicloni che, nel 2019, hanno superato il limite di legge del 65% di raccolta differenziata, con un incremento del 14% rispetto lo scorso anno. Domicella (Av), Ginestra Schiavoni (Bn) e Morigerati sono ai primi tre posti nella classifica generale dei comuni ricicloni con un percentuale di raccolta differenziata che varia tra i 97% e i 92%.
Il Sannio risulta nel 2019 il territorio più virtuoso, con una quota di raccolta differenziata che arriva quasi al 72% a Benevento e provincia. Seguono la provincia di Salerno con il 64.4% e quella di Avellino con il 64.3%. Tra i capoluoghi di provincia spiccano i dati di Avellino 71,31%, Benevento 62,11% e Salerno 59,60%, mentre sotto la media regionale si trovano Caserta 50,20% e Napoli 36,23%. Tra i comuni con più di 20mila abitanti, si segnalano alcune importanti realtà in provincia di Napoli ed in particolare le prestazioni di Ottaviano (Napoli) con il 83,97%, Vico Equense (Napoli) con l’81,68% e Bacoli (Napoli) con l’80.92%. Numeri a parte, la classifica dei ricicloni è stata anche occasione per l’associazione ambientalista di far notare che è in stand by il cammino della differenziata in regione.
Negli ultimi tre anni rimane sostanzialmente invariato la percentuale di raccolta differenziata che nel 2019 si assesta al 52,8%
Dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, 625.212 tonnellate riguarda la produzione di umido organico di cui la gran parte continua ad essere trasportata fuori regione, a causa della mancanza di impianti sul territorio. Questo scenario impone alcune priorità assolute: superare l’impasse della collocazione e realizzazione degli impianti per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata, i cui costi sono saliti alle stelle, puntando prioritariamente su impianti di tipo anaerobico.
“In un contesto complicato- ha commentato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- come quello che stiamo vivendo con l’emergenza sanitaria in atto sembra esserci solo una certezza, le politiche di transizione ecologica restano al centro delle politiche europee e anzi vengono rafforzate con il piano Next Generation Eu. Un’opportunità importante anche per il Mezzogiorno e la Campania che potrebbero avere un’occasione per uscire dallo stallo in cui è rimasto incastrato il ciclo dei rifiuti. La Campania può, e dovrebbe, diventare punto di riferimento del sud Italia per tracciare un percorso virtuoso nel campo più complicato da sempre nel Mezzogiorno, quello della gestione dei rifiuti. Un’occasione utile e concreta per chiudere con il passato e aprire nuove frontiere per liberarsi prima di tutto dal turismo dei rifiuti e da mondi borderline. Una liberazione che deve fare il paio con processi economici circolari che diano accesso a possibilità occupazionali sicure e sostenibili, attraverso la transizione ecologica di settori strategici che oggi hanno ancora un impatto e un’impronta ecologica importante, che va a danno della qualità della vita di lavoratori e di intere comunità. Sono ancora pochi gli impianti e l’economia circolare vera e propria non può concretizzarsi senza impianti di riciclo. A partire da quelli di digestione anaerobica che trasformano la frazione organica della raccolta differenziata, con oltre 625 mila tonnellate pari al 24% del totale della produzione di rifiuti, in biogas e biometano e compost, necessari per la transizione energetica e utile al settore agricolo. Servono impianti di riciclo della plastica e dell’alluminio e serve rafforzare la filiera della carta. Sono necessari progetti innovativi,di qualità e percorsi trasparenti aperti alle comunità che devono sapere cosa accade sui territori e soprattutto quali sono i vantaggi di un nuovo modello economico. Serve chiudere il cerchio. Senza questo percorso- ha concluso Imparato di Legambiente- la raccolta differenziata diventa solo un esercizio costoso per i 282 comuni campani che nel 2019 hanno superato il 65% di raccolta differenziata,e alcuni di gran lunga, rispettando il limite di legge dell’ormai lontano 2012. “
Inoltre Legambiente e Anci Campania lanciano la proposta di due leggi regionali. Una norma regionale urgente che stimoli e incentivi l’Economia circolare campana come hanno fatto altre regioni, a partire dall’Emilia Romagna, con ottimi risultati. Inoltre per rendere virtuoso il modello circolare c’è bisogno di fare allo stesso modo uno sforzo culturale per formare la cittadinanza circolare. A partire da informazione e trasparenza attraverso percorsi partecipativi per la lotta alle fake news che alimentano pregiudizi. Anche in questo caso esperienze di Leggi Regionali sulla “Partecipazione” dimostrano che la strada della informazione collegiale facilita l’aumento della consapevolezza nella cittadinanza che sentendosi coinvolta recupera anche la fiducia nell’azione politica e amministrativa, purtroppo ancora troppo poco trasparente nella gestione dei rifiuti. Per iniziare la sperimentazione di percorsi partecipativi su opere utili all’economia circolare e alla transizione energetica Legambiente e Anci sottoscrivono un accordo che li vedrà impegnati nei prossimi mesi.

Autore dell'articolo: Monica Di Mauro