Non vicinanza e sostegno, ma “minacce ed intimidazioni” dai superiori. Il caporal maggiore Antonio Attianese, 38enne originario della provincia di Salerno, ammalatosi di tumore dopo due missioni in Afghanistan, ha raccontato oggi la sua storia alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. Arruolatosi negli Alpini paracadutisti, Attianese ha partecipato a due missioni in Afghanistan: a Kabul per Isaf dal maggio al settembre 2002; a Khost per Enduring Freedom dal febbraio al maggio 2003. Al rientro l’inizio di quello che definisce “un calvario psicofisico e burocratico”: gli vengono trovate tracce di sangue nell’urina; la diagnosi arriva con l’ecografia: carcinoma alla vescica. Da allora il militare subisce ben 35 interventi chirurgici, con l’asportazione della vescica ed è attualmente sottoposto ad una chemioterapia sperimentale. “Ci hanno detto che ha il 25% di possibilità di farcela”, ha detto la moglie, che lo ha accompagnato in audizione. “Non ho mai saputo – ha spiegato l’ex caporal maggiore – della pericolosità dell’uranio impoverito, mai saputo che in quelle zone c’era da difendersi anche da questo nemico invisibile. Quando chiedevamo informazioni ai nostri superiori sui rischi, ci dicevano che erano sciocchezze inventate per andare contro il Governo ed i militari”. Dopo i primi interventi subiti, “senza nè una telefonata nè alcuna assistenza dalla mia caserma”, nel 2005 Attianese prova a chiedere almeno il rimborso delle spese sostenute ed alla risposta negativa si rivolge ad un avvocato. A quel punto, ha rilevato, “sono stato convocato a rapporto da un capitano e da altri ufficiali ed ho subito minacce ed intimidazioni che ho registrato col telefonino: vi consegno il file per poterle valutare”. Oltre al danno economico, ha sottolineato, “quelle parole mi hanno provocato un malessere forse anche peggiore della malattia: mi hanno fatto sentire in colpa per essermi ammalato”. Il presidente della Commissione, Gian Piero Scanu, ha acquisito la documentazione fornita dal militare riservandosi di approfondirla. “Non escludo – ha detto – che la nostra commissione possa trasferire tutti gli atti alla magistratura per eventuali profili di carattere penale”.
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