QUALITA’ DELLA VITA, LA PROVINCIA DI SALERNO FA UN PASSO INDIETRO

Bolzano, Trento e Belluno sul podio della qualità della vita 2018. L’indagine realizzata da ItaliaOggi Sette replica quest’anno i primi tre posti del 2017, a conferma della solidità delle posizioni di vertice ormai raggiunta dalle città del Nord-Est. Più nel dettaglio i risultati dell’indagine confermano e approfondiscono alcune tendenze già emerse negli anni scorsi. In primo luogo che la qualità della vita in Italia è caratteristica delle piccole e medie città del Nord-Est e, in misura minore, del centro. Basti pensare che nelle prime 35 posizioni della classifica solo Aosta esce da questa direttrice. A voler guardare bene la parte alta della classifica emerge anche un’altra indicazione interessante: la città ideale ha mediamente 100 mila abitanti. Nelle prime 40 posizioni, infatti, solo Verona e Padova hanno poco più di 200 mila abitanti, mentre Brescia, Parma, Modena, Reggio Emilia, Bergamo, Trento, Forli, Vicenza, Bolzano e Piacenza ne hanno più di 100 mila, tutte le altre 28 città hanno un numero di abitanti inferiore. Questa tendenza è confermata anche dalle (pessime) posizioni di classifica delle città più grandi: Milano è al 55° posto, Torino è al 78°, Roma all’85°, Palermo al 106° e Napoli al 108°. E la più grande di tutte, Roma, segna quest’anno un forte balzo all’indietro, perdendo 18 posizioni rispetto all’anno scorso, mentre le altre sono sostanzialmente stabili. Crolla la Campania con Avellino al 105° posto, Caserta al 104° posto e Benevento che scivola dal 75° al 95° posto. Dato negativo anche per la provincia di Salerno che passa dal settantatreesimo all’89° posto nonostante le luci d’artista, il fascino della Costiera Amalfitana e le bellezze della Costiera Cilentana. Dal punto di vista della politica locale, si potrebbe tentare di spiegare questa situazione con una metafora stradale: governare un piccolo centro è come guidare uno scooter in mezzo al traffico, mentre governare una grande città è come guidare un autobus. Nel primo caso c’è la possibilità di adeguarsi rapidamente ai mutati contesti sociali ed economici, si riescono ad affrontare le emergenze e a sfruttare le occasioni che si presentano in tempi relativamente rapidi, e questo alla fine paga anche nei termini di una migliore qualità della vita. Governare i grandi centri è molto più difficile a causa delle lentezze e della pesantezza dell’apparato burocratico e ammnistrativo, che non consentono rapidi cambi di posizione o possibilità di adattamento in tempi rapidi al mutare dei contesti sociali, politici, culturali.

C’è un’altra tendenza che sembra emergere da qualche anno nella serie delle classifiche sulla qualità della vita, ed è quella della frammentazione della classica polarità Nord-Sud. Sono abbastanza evidenti i segnali di un Mezzogiorno che punta a emergere dalle tradizionali zone di insufficienza. Quest’anno Teramo e Matera sono sbucate nella prima metà della classifica. Ma ci sono numerose classifiche parziali, da quella ambientale a quella sulla criminalità, da quella sulla popolazione a quella sul sistema salute che vedono città del Sud in posizioni di vertice. Al contrario, mentre vent’anni fa il disagio sociale e personale era un fenomeno prevalentemente del Nord, ora sta emergendo anche al Sud, a conferma che è sempre più difficile delimitare le due Italie con un semplice tratto di penna.

 

Autore dell'articolo: Redazione